INEDITO – CINA 2010
Amore d’altri tempi, tempi d’altro amore
Dopo i wuxia Hero, La foresta dei pugnali volanti, La città proibita e Sangue facile, Zhang Yimou torna ai registri più intimi e riflessivi di Sorgo rosso, Lanterne rosse o Non uno di meno con Under the Hawthorn Tree, nuovamente carico di quel pathos che – salvo lo sparuto caso di Mille miglia lontano – pareva ormai perduto nella produzione ultima del regista cinese.
Presentato e circolato per di più in festival internazionali (tra cui Berlino e l’udinese Far East, dove ottiene il secondo Premio del Pubblico 2011), il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Ai Mi, a sua volta basato sul diario di una conoscenza della scrittrice. Sullo sfondo della Rivoluzione culturale cinese, la storia d’amore tra la giovane studentessa e futura maestra Jing e il coetaneo geologo Sun, ostacolata dalle vicissitudini familiari di lei – costretta, assieme alla madre gravemente malata a un severo e ricorrente controllo delle rispettive condotte da parte delle autorità a causa dell’arresto del padre per ragioni politiche – diventa il pretesto per una riflessione sul passato e sul presente, e su un particolare modo di concepire e vivere le relazioni sentimentali oggi forse in buona parte perduto. La purezza del legame tra i due ragazzi, capaci e desiderosi di “aspettarsi” reciprocamente, cozza ovviamente con l’atteggiamento consumistico della società contemporanea, che vede i rapporti umani come oggetti a rapido esaurimento secondo lo slogan “tutto e subito”. La pudicizia e l’assenza di sessualità tra i protagonisti non è frutto di una forzatura educativa imposta loro, che piuttosto tenderebbe a portarli a infrangere tali tabù come per l’amica di Jing, che sceglierà poi di abortire (germe questo dell’atteggiamento nichilista del nuovo capitalismo più volte affrontato da Pasolini nella sua opera). Quello tra loro non è un “amore d’altri tempi”, è semplicemente un modo altro di vivere tale legame, basato non sulla sua consumazione, quanto piuttosto sul farsi consumare da esso, come metaforicamente fa la malattia di Sun. In questa ottica anche il contesto del film viene ad assumere un particolare significato, quasi “politico”, mettendo in luce le contraddizioni del movimento di Mao, mirante a una democratizzazione del Paese, ottenuta però con abusi e prevaricazioni contro gli oppositori. Il rapporto tra Jing e Sun diventa in tal modo segno di una ribellione ai comportamenti socio-culturali vigenti: l’essere contro non è un gesto che stupisce e sorprende, è un atteggiamento interiore, un modo di fare e di pensare che agisce silenziosamente, senza bisogno di eclatanti esibizioni. Così per i due innamorati, che preferiscono nascondere il loro sentimento a occhi altrui, scegliendo poi di consacrarlo per l’eternità al biancospino dove si erano conosciuti. È vero, questo come altri eccessi di melodrammatico romanticismo e la costante partitura per violino a sottolineare gli snodi più significativi della vicenda, tendono a far perdere alla pellicola l’incisività tipica del cinema di Yimou, rendendola forse un’opera minore dell’autore, che riesce però a mantenere intatta la forza del suo contenuto. La rivoluzione è ancora in atto.
Under The Hawthorn Tree [Sha zha shu zhi lian, Cina 2010] di Zhang Yimou.
Con Dongyu Zhou, Shawn Dou, Meijuan Xi.
Sceneggiatura di Lichuan Yin, Xiaobai Gu, Mei Ah, dal romanzo Hawthorn Tree Forever di Ai Mi, fotografia di Xiaoding Zhao, musiche di Qigang Chen.
Drammatico, durata 114 minuti