Un corpo che si spoglia, una nazione che si racconta
Lustrini, perizomi con la bandiera americana, coreografie fantasmagoriche ed erotiche. Un gruppo di uomini, un uomo solo, corpo erculeo e muscoli guizzanti. Nazione alla deriva, confusa, chiusa nel suo “corpo”, drogata di sé e di fama.
Mike è Magico, lo dice anche il suo nome “di battaglia”, i suoi spettacoli sono magici, creano un’orda di donne urlanti e scalpitanti, pronte ad ammirare l’icona di turno, mitizzata e ridicolizzata insieme (il pompiere, l’ufficiale, il rapper, il poliziotto). Urla, mani che anelano a toccare l’“America”, corpi che si strusciano su altri corpi, vibranti e desiderosi, dollari negli slip, questo si scatena sul palco dello Xquisite e lì, immaginari e fantasie collettive, si fanno corpo. Steven Soderbergh racconta questa storia di sesso e crisi in Magic Mike. Mike/Channing Tatum – il soggetto del film si ispira alla sua esperienza di spogliarellista – è il re dello strip club in cui lavora, mentore di Adam, the Kid/Alex Pettyfer – giovane ragazzo privo di soldi e di lavoro, preso per mano da Mike e accompagnato in un mondo di soldi facili, sesso e droga. Adam apprende, succhia tutti gli insegnamenti dell’“esperto”, e si lascia andare, irretito, legato oramai con doppi legacci al fondo del gorgo in cui è precipitato. Lo spettacolo offerto sul palco dagli stripper è quello di un corpo agghindato per mostrare la parte migliore di sé e il regista, con il suo film, ci consegna grandezza e “piccolezza”, erculea solidità e fragile prestanza dell’Uomo-Nazione contemporaneo, mostrandoci la “vera” carne martoriata e dilaniata. Il corpo degli spogliarellisti dello strip club è metafora infatti dell’intera Nazione, dell’America post-Bush, in crisi, vacillante economicamente (Mike svolge quattro lavori ma non riesce ad avere un prestito in banca, stira i soldi, ancora intrisi di sudore, olio e desiderio, sperando di poter realizzare il suo sogno), bloccata in un precario equilibrio tra l’abisso e l’Olimpo. Il microcosmo borderline diventa metafora di un universo più grande, di una cultura dell’esibizione i cui protagonisti puntano al successo, alla ricchezza, nascondendo la polvere sotto il tappeto, contraltare di una società persa e privata dei suoi numi tutelari. Soderbergh, ironico e “spudorato”, attraverso una storia sfrontata e irriverente, arriva ad analizzare l’America senza sconti e moralismi, senza pruderie inutili; e mentre Mike, The Kid, Dallas/Matthew McConaughey e gli altri si spogliano, togliendosi un indumento dopo l’altro, ammaliando le spettatrici con movimenti pelvici e muscoli in tensione, a mettersi a nudo è anche la loro Nazione, e lo spettatore si immerge, sempre più, divertendosi e riflettendo, nella confusione economica, sessuale, esistenziale dei giorni nostri.
Magic Mike [id., USA 2012] REGIA Steven Soderbergh.
CAST Channing Tatum, Alex Pettyfer, Matthew McConaughey, Olivia Munn.
SCENEGGIATURA Reid Carolin. FOTOGRAFIA Peter Andrews (a.k.a. Steven Soderbergh).
Commedia drammatica, durata 110 minuti.