What to watch when you’re expecting
Gli ingredienti ci sono tutti: cast stellare (Jennifer Lopez, Cameron Diaz, Matthew Morrison, Dennis Quaid, ecc…), un soggetto a dir poco ruffiano, un’edulcorata rielaborazione di certi stereotipi sulla Vita Americana (spargendo vita liceale, drive-in e “Oh my God, I’m wasted” nella durata del film) e un girotondo di parentele e amicizie a fare da collante.
La ricetta è pronta ed ecco che sugli schermi arriva un’altra commedia “made in Usa”, che fa sorridere e ci rinfresca la memoria su alcuni temi evergreen: cinque coppie, variegate per età ed estrazione sociale, affrontano contemporaneamente l’attesa di un figlio, passando a turno attraverso momenti di crisi verso l’immancabile e prevedibile catarsi finale. Il film si preoccupa soprattutto di riassumere tutta la casistica dell’argomento, in modo che nessuno spettatore resti tagliato fuori da un’istintiva immedesimazione con i personaggi sullo schermo, notevolmente aiutati dai volti noti che, tranne nel caso di una Jennifer Lopez in piena sindrome di Peter Pan, veicolano le simpatie e le speranze del pubblico verso uno degli eventi più inflazionati da serie e programma tv. Con un accompagnamento musicale meramente atto a riempire e amplificare i momenti di riflessione e di crescita personale del film (ammesso che esistano veramente), la retorica dei “genitori felici” e del sogno americano si confermano punta di diamante di questo tipo di prodotto, che, con poche aspettative e speculazioni artistiche, riescono comunque a far nascere qualche sorriso e talvolta anche qualche lacrima di commozione. Ma non tutto è perduto: se invece di guardare il film con sguardo scettico e tecnicista ci abbandonassimo poco criticamente ad un’immedesimazione e ad un trasporto di stampo romantico ottocentesco, riusciremmo (forse) solo a notare una scarsa tensione narrativa. Tirando le somme l’operazione può considerarsi riuscita, perché la pellicola risulta essere esattamente quello che vorrebbe essere: un passatempo, senza dover necessariamente ricorrere all’accezione negativa del termine.