La distruzione di un amore
“Viaggiamo perché è una necessità, perché la distanza e la differenza sono la formula magica della creatività. Quando torniamo a casa, la casa è sempre uguale. Ma qualcosa nella nostra mente è cambiato. E questo cambia tutto”. Finiva così un articolo di Jonah Lehrer scritto esattamente un anno fa per il settimanale Internazionale, e non ci potrebbe essere chiosa migliore per definire Welcome Home, esordio nel lungometraggio del video-artista belga Tom Heene.
Nato dall’unione di tre brevi film interconnessi l’uno all’altro (3 x Lila), il film di Heene presenta tre momenti importanti nella vita di una giovane donna alla ricerca di un’identità, denominatore comune dei tre uomini che incontra in una giornata. Nella sua struttura a piccoli squarci, Welcome Home ci spinge ad inseguire Lila dapprima mentre pedala nella notte di Bruxelles e viene investita da un’auto, poi in flashback mentre dialoga su un autobus con un uomo di origini iraniane e infine al rientro a casa, dove la aspetta l’esterrefatto compagno Benjamin. Ed è lì, fra le rassicuranti mura domestiche, che finalmente riusciamo a tirare le fila del discorso. Lila ritorna dopo tre mesi di lontananza dal partner, e nella tensione dell’incontro/scontro fra i due si consuma la parte migliore della pellicola. I due amanti litigano e si ricongiungono, ferocemente attratti l’uno dall’altro ma destinati alla separazione. La cinepresa stringe spasmodicamente sull’intreccio dei corpi, su di una intimità riconquistata solo in funzione di un bisogno fisico, sessuale, da espletare. Fuori, Bruxelles si fa specchio dei caratteri in gioco: schizofrenica, ostile e accogliente, luminosa e grigia, noiosa e sensuale. In Welcome Home la città è un personaggio in tutto e per tutto. Di più: è passione eterna, indiscutibile e totalizzante. È il luogo da abbandonare ma a cui è impossibile dire addio, il rifugio notturno in cui trovare sicurezza e appagamento. Nella sua lettera d’amore/odio alla capitale belga, Heene colpisce al cuore dello spettatore filmando i silenzi, i palazzi, gli angoli spigolosi e bui di una metropoli reale e tangibile, ma che lascia interdetti e straniti. Con eleganza veniamo accompagnati per mano verso un finale inaspettato, chiusura del cerchio e summa degli incroci obbligati fra nostalgia e memoria, fra sentimento e infedeltà. Là dove città e vita si sovrappongono l’una sull’altra, accomunate da un destino che le rende simili, se non identiche: costruzione, demolizione e ricostruzione da una parte; nascita, morte e rinascita dall’altra.
Welcome Home [Id., Belgio 2012] REGIA Tom Heene.
CAST Manah De Pauw, Kurt Vandendriessche, Carole Weyers, Felipe Mafasoli.
SCENEGGIATURA Tom Heene. FOTOGRAFIA Frédéric Noirhomme. MUSICHE Peter Lenaerts.
Drammatico, durata 74 minuti.