INEDITO – GERMANIA/USA 2011
Dalle piccole cose ne vengono sempre di grandi
Se con Me and You and Everyone We Know Miranda July guardava a una nascente relazione sentimentale e a come potesse influenzare in maniera più o meno diretta le vite dei due amanti e delle persone attorno a loro, con The Future la regista viene a ribaltare specularmente il quadro, concentrandosi sul contesto gravitante attorno a una coppia e su come questo possa intaccare e influenzare tale legame.
Presentato a molti festival internazionali (tra cui Sundance e Berlino, dove è stato nominato all’Orso d’Oro), circolato in buona parte d’Europa, ma non ancora in Italia, il film pone sotto la lente d’analisi Sophie e Jason, trentacinquenni intenti a trascorrere in maniera distratta e passiva le proprie vite nei solchi di una banale vita di coppia, tra lezioni di danza e internet lei, telelavoro informatico lui, almeno finché non decidono di adottare un gatto randagio e malato. È proprio questo piccolo e apparentemente insignificante particolare che viene a dare una svolta decisiva alle loro rispettive vite. I due si preparano all’evento come fossero in attesa di un figlio: resisi conto dell’impegno che questa scelta richiede – mutamento delle abitudini, limitazione alla propria libertà individuale, in definitiva un ridimensionamento della rispettive vite in vista delle attenzioni di cui l’animale necessita – optano per abbandonare i rispettivi lavori e impiegare il mese necessario all’assolvimento delle pratiche burocratiche in una ricerca quasi spasmodica di un senso da dare al proprio vissuto. Se Jason si abbandona al caso, aspettando di cogliere segni e conferme da ciò che accadrà, Sophie si dedica ostinatamente e ossessivamente alla danza, in una ricerca di una propria identità e personalità da esprimere attraverso la sua arte che tanto ricorda quella di Christine nel precedente lungometraggio – interpretata sempre da July – quasi a sottolineare nell’ansia creativa e d’affermazione delle due protagoniste quella dell’autrice stessa. Le scelte di Jason e Sophie porteranno su strade diverse e, più che a trovarsi, a perdersi in incontri e situazioni devianti dal tragitto iniziale, in un tentativo di reagire a qualcosa più vicino alla morte che a un cambiamento nella loro vita di coppia. Ma “la vita è solo l’inizio” e il futuro, pur se ignoto, va affrontato con lucidità e fermezza, senza averne paura, perché cercare inutilmente di fermare il tempo attorno a un momento è un utopico atteggiamento d’immaturità, di mancanza di responsabilità nei confronti di una realtà che si vorrebbe semplicemente eludere, per continuare a perpetrare l’infantile quanto deleteria “colpevolezza dell’innocenza” pasoliniana. Girato con la stessa delicatezza di Me and You and Everyone We Know, ma caratterizzato da inserti onirici e surreali ben più marcati (il dialogo con la luna di felliniana memoria, pedinanti magliette provenienti dal passato, gatti parlanti, ecc.), il nuovo film di July segna un netto passo avanti nella sua carriera, un notevole progresso stilistico e tematico di una regista che pur con solo cinque film all’attivo (di cui tre cortometraggi), dimostra già di possedere un’identità autoriale affatto banale né scontata. Una delle punte del cinema indipendente americano, capace di leggere in profondità la realtà e il carattere della propria generazione e, di riflesso, del proprio Paese. Il futuro ne darà conferma o smentita?