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Un mondo fatto di androidi empatici
Un budget consistente forse non potrà sempre riuscire a far miracoli nel mondo dell’economia globale, ma se messo a servizio di un ispirato regista, allora i risultati sono sorprendenti. Persino se l’opera proviene da uno di quei paesi recentemente tanto pressati da spread negativi come la Spagna.
Così, grazie agli effetti speciali ben amalgamati all’avvincente plot e all’estetica delle immagini, Eva – uno dei pochi film sci-fi che può vantare una genesi non anglosassone – inizialmente potrebbe sembrare tutto fuorché una produzione iberica: e invece, l’artefice è proprio un giovane cineasta spagnolo, Kike Maíllo. Ma se nella sua opera s’intravede la vena sarcastica e decadente utilizzata dalla cinematografia contemporanea spagnola per descrivere la realtà che circonda i personaggi (spesso dipinti quasi come fossero dei picaros moderni), nonché una spiccata cura per l’organizzazione figurativa delle inquadrature che ricorda molto Almodóvar, è ancor più vero che il film trasuda elementi formali propri della Catalogna, dove il suo artefice è nato. L’ambientazione in quel futuro non troppo lontano popolato da umani e robot, caratterizzato da geometrie e situazioni talmente simili alla contemporaneità da – forse proprio per questo – apparire ancor più irreali e quasi distorte, rievocano le modalità espressive con le quali anche Gaudí plasmava la realtà circostante al fine di ottenere un effetto onirico e grottesco. Sensazioni che si ritrovano in Eva, girato in una piccola cittadina di montagna dove le tonalità opache dominano tutto assieme al pallore della neve, e ricorrendo volontariamente a costumi e interni ispirati agli anni Settanta (e non a fantomatiche mode del futuro) proprio per non distogliere l’attenzione dai rapporti interpersonali ed emotivi che il regista voleva analizzare.
Un brillante ingegnere fa parte di un progetto innovativo che impiega dei robot con fattezze infantili a stretto contatto con la gente. Tornato a casa dopo anni, dovrà fare i conti sia con i propri prototipi non ultimati che con i legami sentimentali in realtà mai definitivamente risolti. S’imbatte in una brillante e chiacchierona bambina che, affascinata dal suo robot, accetta entusiasticamente di collaborare con lui: il rapporto simbiotico e complice che s’instaura da subito tra loro fa riflettere Alex che stranamente si sente molto vicino a lei. E non solo perché Eva è sua nipote.
Presentato in anteprima su MyMoviesLives in occasione dell’apertura del Festival veneziano, dove lo scorso anno ottenne riscontri entusiastici, Eva non solo strizza l’occhio ai classici di Kubrick e di Ridley Scott, ma con i suoi robot capaci di provare emozioni e persino sognare promette di ammaliare non solo gli affezionati del genere bensì una grossa fetta di pubblico.