DVD – AUSTRALIA 2011
Un film erotico addormentato
Corpo morto. Corpo vivo. Corpo immobile, addormentato. Corpo accarezzato, battuto, maltrattato ma mai penetrato. Una scelta degradante e autopunitiva quella di Lucy. Il mondo si accanisce su di lei e lei non può far altro che darsi il colpo finale. “Dormirai, ti sveglierai. Sarà come se in quelle ore non fossi mai esistita”.
Questa è la sorte della bella addormentata, raccontata dalla scrittrice australiana Julia Leigh, nell’opera prima Sleeping Beauty – film del 2011, presentato a Cannes e arrivato in Italia direttamente in dvd – in cui Lucy/Emily Browning (Sucker Punch), studentessa universitaria senza soldi e dalla vita difficile (una madre alcolizzata e un migliore amico che tenta il suicidio), decide di vendere il suo corpo. “La tua vagina sarà un tempio” le dice la nobildonna/maîtresse per cui lavora; e così sia: sarà osservata, indagata, accarezzata, insultata, ma mai profanata, sporcata, penetrata. Lucy sceglie la non scelta, sceglie di esser corpo morto, materia inerte: viene drogata, posta nella stanza della bella addormentata, presa da un sonno chimico e giace nel talamo delle ossessioni e delle perversioni di uomini anziani e tristi – tanto quanto lei – che fanno del suo corpo ciò che più desiderano. La storia della giovane escort sta tra il libero arbitrio e l’autodistruzione, ma anche tra esercizi di potere (quello erotico della donna contro quello libidinoso e deviato degli uomini su di lei) e giochi di morte (perdita di coscienza di lei su cui si scatena l’incapacità di erezione degli anziani voyeur). La regista lavora su questi due poli senza spingere mai l’acceleratore, il suo film infatti punta alla sottrazione: Lucy è fredda, asettica e la stessa cosa vale per la regia della Leigh asciutta, essenziale che mostra l’agonia dei personaggi in scena, i colpi inferti sul corpo perfetto della ragazza, la venerazione con cui lo sguardo, la lingua, le mani dei “fruitori” percorrono ogni sua curva. La freddezza dello sguardo registico, amorale in quanto privo di giudizio, amplifica la tensione e il tempo tende a dilatarsi di fronte ai nostri occhi; veniamo così abbandonati lì, in quella stanza, unici spettatori consapevoli di uno spettacolo ansiogeno e malato. L’opera della regista australiana percorre strade già viste – la bella addormentata, la giovane e avvenente studentessa che usa il suo corpo come merce di scambio, uomini ricchi e viscidi con una vita matrimoniale insoddisfacente, pronti a pagare per poter ritrovare il piacere svanito – ma ciò che rende particolare e insolita l’opera prima della Leigh è l’ottima interpretazione della Browning, apatica, abulica, perduta e la scelta di mostrarci l’inizio dei “giochi” lasciandoci immaginare il durante e la fine. Se Sleeping Beauty per certi versi è un puro e semplice cliché, per altri se ne distacca; è come se mancasse degli elementi che rendono tale un film erotico. Allo spettatore, spaesato, resta la consapevolezza di aver assistito solo al racconto drammatico di una giovane donna tanto disperata da preferire poche ore di “oblio” allo scontro con il mondo e i suoi demoni.