Una famiglia nella savana selvaggia
Parlando di logorio causato dalla vita moderna probabilmente al pubblico italiano verrà in mente la pubblicità del celebre liquore a base vegetale alla quale recentemente hanno prestato il loro volto pure gli Elio e le Storie Tese. La scelta del protagonista di questa serie di produzione statunitense – ma ispirata al format britannico Wild at Heart – è certamente più radicale: trasferirsi per un intero anno in Sudafrica con la famiglia.
Le motivazioni che spingono un affermato veterinario di mezza età come Danny Clarke ad abbandonare la Grande Mela e a rifugiarsi nella savana sono molteplici: anzitutto ritrovare l’entusiasmo giovanile per il mondo animale che sembra essere sbiadito a tal punto da fargli riconsiderare la propria vocazione professionale; ma anche dare una chance all’amore sbocciato tra lui e Jo che, nonostante sia così profondo da aver indotto entrambi a investire in un secondo matrimonio, non riesce ad evitare che la loro felicità venga messa a dura prova dalla già di per sé difficile unione di quel che resta dei precedenti nuclei famigliari. Ma l’armonia casalinga dei Clarke è messa quotidianamente a rischio anche dalle scaramucce dei figli avuti precedentemente che sembrano non volerne assolutamente sapere di vivere sotto lo stesso tetto. E sarà appunto l’espulsione dalla scuola del più grande, Jesse, a incidere definitivamente sulla scelta di trasferirsi. Giunti in terra africana si rendono conto della possibilità che le incomprensioni con la prole anziché venir sanate possano acuirsi: se i figli più piccoli sono emozionati di vivere a stretto contatto con una fauna così spettacolare, tutta un’altra storia invece è per Jesse e Katie i quali, in piena crisi adolescenziale, continuano a litigare e ad affannarsi nella ricerca di capire cosa vogliono dal loro futuro. La permanenza alla riserva naturale gestita dal nonno materno di Katie riesce in qualche modo a lenire il vuoto causato dalla prematura perdita della madre che proprio lì è cresciuta e a farli desiderare di seguire la tradizione di famiglia occupandosi di animali. Jesse, accecato dall’egoismo, continua però a combinare guai e a percepire l’intera faccenda del trasferimento come una punizione nei propri confronti. L’affetto e la complicità reciproca riusciranno comunque ad avere la meglio: diverrà allora possibile per i Clarke e persino per lo scorbutico nonno realizzare il sogno di essere una vera famiglia. Nonostante l’apprezzamento del pubblico, la serie ha ricevuto un tiepido riscontro da parte della critica che ha poi influito nella scelta di terminare anticipatamente le riprese. Peccato perché l’idea che sta alla base della sceneggiatura – cioè il distacco dalla mondanità in favore di una ricerca di uno stile di vita più genuino per ritrovare se stessi – avrebbe potuto trovare una migliore espressione negli eventuali capitoli successivi. Notevoli le inquadrature dei suggestivi paesaggi africani capaci di far viaggiare virtualmente (ed economicamente!) lo spettatore attraverso le meraviglie degli altri continenti.