Uomini e topi
“In principio venne il verbo, recita un libro fantasy piuttosto popolare”. Non è una battuta di Leo Ortolani ma di Roberto Recchioni in un’interessante intervista per LoSpazioBianco sul cross-media tra fumetto e cinema. Il concetto è che “La scrittura è alla base di tutto. E una buona scrittura, non ha prezzo perché può essere declinata in qualsiasi media”.
Da qui il successo della convergenza ormai onnipresente nell’industria culturale, dalle narrazioni trans-mediali illustrate da Henry Jenkins alla rielaborazione di una storia originale in forme autonome, congeniali ai diversi canali – il cross-media, appunto. Se gli esiti più felici sfruttano l’apporto innovativo dello specifico linguaggio in uso, non è raro imbattersi in prodotti sorprendenti anche sul piano dei contenuti. È il caso de I Sacrificabili di Leo Ortolani, avventura presentata in quattro parti nei numeri 82-85 di Rat-Man. Come ben sanno i fan del ratto – e per tutti gli altri, suvvia, che aspettate? – Ortolani non è nuovo a omaggi e incursioni nell’universo ibrido di fumetti e cinema. Nella gloriosa carriera del super eroe col costume da topo il nostro non si è fatto mancare nulla: dal prosieguo ideale de I Fantastici Quattro (sospeso da Jack Kirby al fatidico 102) fino al fumetto in formato 3D (!) di Avarat passando per Star Rats, Il Signore dei ratti e Il grande Magazzi ispirato a Harry Potter. In ciascuna di queste uscite, parallele alla storia del protagonista, l’autore attinge all’immaginario contemporaneo per trarne parodie particolarissime, in linea con quell’umorismo al tempo stesso innocente e caustico che contraddistingue la sua creatura. Stavolta il riferimento è a I Mercenari di Sylvester Stallone, ribattezzati per l’occasione e accompagnati dall’indomito Ratto, versione “rambesca” del nostro eroe. Per resuscitare un compagno perduto il gruppo viaggia nel tempo fino a Gerusalemme deciso a scortare Gesù fino alla croce per imparare da lui come sconfiggere la morte (con il kung fu, giurerebbe il Ratto). A dar loro filo da torcere sono i temibili Dimenticati: uno Steppan Dranjavic/Arnold Schwarzenegger con al seguito un frustrato Godzilla, un Big Jim caduto in disgrazia e il Bel Pupone/Jean-Claude Van Damme. L’inclusione profetica di Van Damme e Chuck Norris con un anno di anticipo su I Mercenari 2 non è il solo colpo di genio di questa storia irrinunciabile, a dimostrazione che il cross-media funziona anche fuori dalla pianificata sinergia mainstream. Ortolani ne ha trattato le pratiche tentacolari nelle storie in cui Rat-Man combatte Il Ragno, editore avido e senza scrupoli. E se il tentativo di trarre da Rat-Man una serie animata per la tv ha fatto storcere più di un naso – le gag argute del fumetto ne uscivano stravolte e edulcorate – è certo che Leo sa destreggiarsi magistralmente nell’universo espanso dei media, regalando suggestioni come lo stile manga di Rat-Girl (n°73) o i “milleriani” 299 e +1 (n°62-63). Politicamente scorretto e insospettabilmente profondo, il ratto più famoso dopo Topolino si distingue per il perfetto equilibrio tra gag naif e spessore narrativo, candore infantile e corrosivo sarcasmo. Ma come ebbe a dire una volta a proposito del suo successo (L’incredibile Ik, n°10) resta sempre “il solito semplice ragazzo di Betlemme”.
Rat-Man [Italia, 1990] TESTO e DISEGNI Leo Ortolani.
EDITORE Panini Comics.