Destra Sinistra
“Tutti i films che fanno oggi son di destra, se annoiano son di sinistra…” cantava qualcuno. E Il cavaliere oscuro – Il ritorno è di destra (come il bagno nella vasca, la minestrina, le scarpe da tennis, le Marlboro) o di sinistra (come la doccia, il minestrone, i concerti allo stadio)?
Il minimo comune denominatore è che la trilogia di Batman firmata da Nolan dovrebbe essere, comunque, un oggetto provocatorio. Al punto da far scoppiare una reazione stizzita pure da David Cronenberg, secondo cui i supereroi e il cinema (il vero cinema) sarebbero due rette parallele. Ecco, la provocazione principe del Batman nolaniano è questa: come ti faccio un film serio e (nei limiti del possibile) realistico su un tizio che si traveste da pipistrello e combatte villain pittoreschi tipo il Joker o lo Spaventapasseri. Risultato: un’opera cupa, cupissima, roboante dalla prima nota di colonna sonora all’ultima, dove il sorriso è utopia, dove l’epica è sovrana e sovrumana. Qualcuno può abbandonare già qui. I cinecomic sono quelli di The Avengers, dirà, o, se vogliamo una spruzzata di metafora sociale, di X-Men. Ma il botteghino smentisce con badilate di quattrini incassati. Il punto è che, per fare un film di supereroi realistico, bisogna agganciarsi alla realtà. Gotham City, in questo terzo atto più che mai, è Manhattan, con tanto di totaloni e campi lunghi a spazzar via ogni dubbio. Manhattan crogiolo di tutto, sineddoche dell’Occidente, cuore del Male e del Bene, dei vampiri di Wall Street e delle Torri Gemelle che si risollevano sotto forma di luce. Allora, è di destra o di sinistra, Bruce Wayne/Batman, capitalista privilegiato, eremita volontario nel suo castello, che torna a rivestire le ali nere per ripristinare lo status quo rovesciato dal gigantesco Bane? E Bane, ideologo eversivo e violentissimo (anche nella presenza scenica di portentosa fisicità) che incita il furor di popolo a riprendersi la città e a instaurare un regno di terrore post rivoluzionario, è di destra oppure è di sinistra? Forse lo stesso personaggio di Batman, vigilante mascherato che interviene per rimettere in riga una giustizia impastoiata dalla burocrazia, superuomo (e non supereroe) che vince perché si eleva sulla massa grazie al trionfo della volontà, è, in partenza, già un pochino di destra. E il film di Nolan? A uno sguardo attento, non ci inganna: alla fine, nonostante tutto, anche il suo Batman è un cinecomic. Il cavaliere oscuro – Il ritorno è il capitolo più lungo, ma anche il meglio strutturato, non annoia, ma non strabilia, gestisce talmente bene la carne al fuoco da far dimenticare i buchi di trama. Obbedisce alle regole del cinefumetto, ma conserva la disperazione di fondo di tutti i film di Nolan, cronache puntigliose di identità annegate dentro ossessioni malate e ineludibili. I riferimenti al movimento Occupy e all’attualità economica hanno la stessa funzione dei totaloni di Manhattan, cioè iniettare scariche di realismo in una storia fantastica. Ma possiamo scegliere lo stesso di lasciarci ingannare, perché, come Nolan ci ha spiegato in The Prestige, senza la nostra complicità il trucco di magia non significa niente e lo spettacolo va a farsi benedire. Oppure possiamo arrabbiarci come Cronenberg, magari perché la dissoluzione delle nostre identità sociali in un mondo fatto di superfici digitali e di equazioni borsistiche si meriterebbe di essere qualcosa di più (ad esempio: Cosmopolis) di un pretesto di sceneggiatura. Come spesso accade, a essere di destra o di sinistra siamo noi, e davanti a uno schermo siamo liberi di decidere a chi dobbiamo credere.
Il cavaliere oscuro – Il ritorno [Dark Knight Rises, USA/UK 2012] REGIA Christopher Nolan.
CAST Christian Bale, Michael Caine, Gary Oldman, Anne Hathaway, Tom Hardy, Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt, Morgan Freeman.
SCENEGGIATURA Jonathan Nolan, Christopher Nolan. FOTOGRAFIA Wally Pfister. MUSICHE Hans Zimmer.
Cinecomic/azione/drammatico, durata 164 minuti.