Il grado zero della commedia
Nella situazione a dir poco desertica delle uscite in sala estive, pare che, almeno qui in Italia, si dia principalmente spazio ad un grado zero dei generi in cui il piattume e la prescindibilità sembrano farla da padroni. E’ il caso di questo Un anno da leoni, una commedia che più classica non si può, che gioca tutte le proprie carte attraverso la messa in ridicolo di uno dei più comuni (dopo la filatelia) fra i “geek hobbies”: il birdwatching.
E’ la storia di Brad Harris (Jack Black) e Stuart Preissler (Steve Martin), due personaggi molto diversi per età, estrazione sociale, situazione economica, ma con una comune passione e un unico obiettivo: battere il record di avvistamento di volatili in una competizione chiamata “The Big Year” (da qui il titolo originale del film), superando l’imbattuto campione Kenny Bostick (Owen Wilson). Ma si sa, la passione e il fanatismo spesso si scontrano con gli scogli duri della vita: il lavoro e la famiglia. E’ proprio la famiglia, in questo film, il bandolo della matassa, il luogo in cui i conflitti maggiori emergono e in cui confluiscono le scelte valoriali e l’immancabile accordo tra le parti. Perché, infatti, a venire investiti di valori positivi sono unicamente Brad e Stuart? Perché si dimostrano in grado di mettere da parte le proprie bizzarre passioni e pensare alle cose importanti della vita. Ed è in questo frangente, non nella gara, che emerge la principale linea narrativa dell’operazione. Un’operazione che vede in Bostick il villain di turno (e per questo punito) perché non in grado di prescindere dall’ambizione di diventare il “Mozart del Birdwatching”, sacrificando la propria condizione di marito e padre. Niente di nuovo, dunque, sul fronte della commedia, un genere che pare costantemente far riferimento alle proprie regole standard, le proprie determinazioni semantiche e sintattiche, i propri inflazionatissimi topoi narrativi (immancabile quello natalizio), in un gioco quasi autoriflessivo che vede nella dichiarazione preventiva dello spoiler la propria vocazione ontologica.