Credibilmente alla follia
Cosa succede se dopo aver trovato l’Amore la combinazione tra conseguenze delle proprie azioni e ottusità (in questo caso burocratica) fa di tutto per annientare la possibilità di una vita insieme? Di questo parla Like Crazy, bella opera terza dell’appena ventottenne Drake Doremus, premiato con il Gran Premio della Giuria all’ultimo Sundance.
Like Crazy racconta l’evolversi e l’involversi della storia d’amore tra Jacob e Anna, lui americano, lei inglese, negli Stati Uniti per studiare. Anna e Jacob si innamorano e stanno insieme, finché un ostacolo pratico impone una distanza forzata come conseguenza di una leggerezza da amore romantico: la violazione del visto studentesco per passare un’estate insieme innesca una serie di problemi che li terrà separati per lungo tempo, costringendoli ad annaspare tra un naturale allontanamento e quella certezza di fondo di non potersi arrendere.
Supportata dalle interpretazioni notevoli di Felicity Jones e Anton Yelchin e da una regia che condivide con discrezione l’intimità dei protagonisti, la narrazione della storia di Anna e Jacob procede cronologicamente dall’innamoramento alla separazione spaziale, a quella emotiva; mentre il quadro si fa più complesso e vengono inclusi nuovi lavori e nuove persone (credibilmente innamorata la Sam di Jennifer Lawrence, più stereotipato il rimpiazzo antitetico Simon/Charlie Bewley), l’avvicinarsi e allontanarsi continuo rischia di trasformare quell’amore in un groviglio da cui è impossibile districarsi.
Il ribaltamento dell’idillio iniziale (i devastanti effetti del colpo di testa sentimentale “tutto e subito”, consapevolmente preferito all’obbligo legale) appare come una scelta programmatica di presa di distanza dagli stereotipi sentimentali che affollano l’amore al cinema, e infatti le tappe obbligate della storia si ammantano di una credibilità rara: gli appuntamenti, il luna park, la conoscenza dei genitori (di lei, molto complici e, per una volta, simpatici), e soprattutto gli oggetti (la sedia, il braccialetto, i diari zeppi di foto e appunti) a fare da promemoria a volte necessario, a volte doloroso, di un sentimento che fa fatica a soffocarsi.
Il bellissimo finale ribadisce la domanda che serpeggia lungo tutto il film: può resistere l’amore quando la lotta per tenersi l’un l’altra è così faticosa? La risposta è plausibile ma, come è giusto in un film così, non univoca né esaustiva.