Premio Internazionale alla Migliore Sceneggiatura Cinematografica, Gorizia, 19-28 luglio 2012
Lo specchio della realtà
“Io sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos” (Luigi Pirandello): questa la citazione con la quale si apre il film dei fratelli Taviani.
Ambientato in Sicilia, Kaos è tratto da tre novelle dello scrittore citato (nella versione cinematografica fu tagliato il quarto episodio tratto da Requiem): tre racconti con un corvo come filo conduttore, dal Prologo all’Epilogo, che sorvola la terra natia del poeta. Ognuna delle novelle, pubblicata nella raccolta Novelle per un anno, ha come tema predominante la vita nei campi nelle aride terre siciliane, una realtà vera, nuda e cruda priva di convenzioni sociali. Nella prima una madre che non riesce a dare l’affetto al figlio più meritevole, poiché frutto dello stupro, preferendo invece i figli lontani ed ingrati; poi una moglie che appare all’inizio vittima del marito ma che dopo si manifesta incurante della sua reale sofferenza; per ultimo un signore così attaccato ai beni materiali da dimenticare la dignità di un lavoro eseguito con onestà. Infine l’epilogo dove si apre la concezione in cui la vita e la morte si intrecciano nella realtà: chi vive deve imparare a guardare le cose con gli occhi di chi non le può più vedere, in modo da trovare in ogni giorno una spinta ad affrontare il futuro. Il flashback proposto dai fratelli Taviani in quest’ultima parte del film, in cui la madre racconta del suo viaggio all’isola della pomice, è una conclusione perfetta che vede la soluzione del dilemma sulla vita e la morte. Un momento di serenità incorniciato dalle bianche spiagge e dall’azzurro cristallino del mare dove i bambini possono giocare e abbandonare le preoccupazioni, non più legati a passato o futuro, ma lanciati nel presente nell’immenso mare della vita.