“It’s all about energy”
In un’atmosfera post-apocalittica, i protagonisti di questa web serie animata si muovono attraverso sospetti e sotterfugi, intorno al perno centrale della storia, costituito da preoccupazioni e allarmi(smi) energetici.
Tom Hanks, creatore e produttore di Electric City, si reinventa e torna con il suo nome (unico marchio utilizzato per pubblicizzare gli episodi) ad occupare gli schermi degli spettatori, almeno quelli dei computer. Dopo gli ultimi risultati cinematografici non troppo entusiasmanti, Hanks dimostra di sapersi adattare ai tempi e alle nuove tendenze, mettendosi stavolta dietro le quinte, lasciando solo il nome in prima fila a fare il resto del lavoro pubblicitario. La trama intricata ambientata in un mondo che ricorda quello di Heroes, un’impostazione di voci fuori campo e inquadrature prese in prestito ai manga giapponesi insieme ad una grafica che sembra dovere molto ai videoclip dei quasi dimenticati Gorillaz, costruiscono brevi, anzi brevissimi episodi, circa cinque minuti che rendono sopportabile una narrazione molto articolata, che altrimenti stancherebbe prima di incuriosire. Come molti colleghi hollywoodiani, anche Hanks sembra essersi avvicinato ai problemi ambientali, calcando molto la mano sulle ansie energetiche tipiche del nostro tempo, non lasciandosi però sfuggire l’opportunità di inserire qualche omaggio cinematografico (un esempio per tutti è l’episodio 4).
La serie esce a blocchi di cinque puntate (le prime dieci sono già disponibili) e la conclusione più auspicabile è che non si perda nel mare di prodotti della Rete, come spesso succede alle serie web, che risultano incapaci di affermarsi e fluire senza enormi sforzi pubblicitari trans mediali. Ancora sconosciuta ai più, Electric City potrebbe essere un’ottima occasione per stabilire questo tipo di produzione nel range delle offerte rivolte alle grandi masse e per Hanks di legarsi ancora una volta a un titolo di buon livello, sfruttandolo per tornare ad essere protagonista su schermi di ogni dimensione. C’è da chiedersi, piuttosto, se questa serie potrebbe sopravvivere anche senza il nome del suo produttore che addirittura sovrasta il titolo stesso: sembra però che questo dubbio non verrà mai sciolto, visto che niente fa presagire nemmeno la minima riduzione delle dimensioni del font.