Eterno Ritorno
Déjà vu. Ecco la sensazione inevitabile che accompagna la visione di The Amazing Spider-Man, reboot della saga dedicata al più popolare dei supereroi Marvel. Certo il terribile Spider-Man 3 di Sam Raimi aveva stampato irrevocabilmente la parola fine sulla trilogia iniziata nel 2002.
Tuttavia, un nuovo inizio della saga a così breve distanza dal primo episodio (ovviamente identico a quest’ultimo negli snodi narrativi fondamentali), comportava il rischio di una possibile saturazione del pubblico. Visto il buon esordio negli Usa pare che questa possibilità sia stata scongiurata, grazie anche ai biglietti più costosi per l’immancabile 3D, confermato valore aggiunto nelle scene “volanti” di Spidey tra i grattacieli newyorkesi. Se Cristopher Nolan era “ripartito da zero” con Batman Begins reinventando però la mitologia dell’uomo pipistrello, Marc Webb – meno ambiziosamente – si limita ad aggiornare l’origine del supereroe con superproblemi, sottolineando la dimensione da romanzo di formazione nella storia di Peter, adolescente in cerca della propria identità nel percorso verso l’età adulta. Il risultato finale è buono, con un film asciutto, lontano dai barocchismi di Raimi, che riesce a bilanciare azione e dialoghi evitando la trappola della retorica (uno dei punti deboli del primo episodio), e compensa qualche smagliatura narrativa con le situazioni e i dialoghi, sempre riusciti, tra Peter Parker e l’innamorata Gwen. Tra i personaggi, se delude il Dr. Connors/Lizard, solita nemesi dell’Uomo Ragno e fotocopia del Dr.Octopus di Spider-Man 2, lontano dal Goblin luciferino di Willem Defoe, sorprende in positivo l’eroe: Andrew Garfield costruisce un PP più sofferente e problematico. Se Tobey Maguire trasformava imbarazzo e timidezza in goffaggine e il talento scolastico in atteggiamenti da primo della classe, Garfield appare nel primo caso scostante, nel secondo quasi troppo sicuro di sé. Lo sviluppo di queste caratteristiche nella sbruffoneria di Spider-Man durante le prime “scorribande notturne”, risulta più coerente. Se quindi, a bordo ring, dovessi decretare un vincitore, prevarrebbe ai punti The Amazing Spider-Man. Tuttavia, il film di Raimi ha un vantaggio: è arrivato prima. Ha potuto così dare forma e concretezza a Peter Parker guidandoci alla scoperta dei suoi poteri, ci ha spaventati con la risata folle del Goblin ed emozionati con l’incantevole Mary Jane per un bacio capovolto sotto la pioggia. Vorrei essere un ragazzino oggi per poter scoprire questo Spider-Man con occhi vergini e imprimere nella mente Andrew Garfield come primo e migliore Uomo Ragno, ma non posso più farlo: riaffiorano le immagini del primo film, rivivo le stesse emozioni e il coinvolgimento più genuino è compromesso. Il primo bacio non è mai eccezionale, ma lo si ricorderà per sempre.