Il Cinema Ritrovato, Bologna, 23-30 giugno 2012
Essere rosselliniani
Nel 1953 esce Viaggio in Italia, un film di Rossellini poco compreso dalla critica eppure, spiega Gianni Amelio introducendolo per la XXVI edizione de Il Cinema Ritrovato, “Viaggio in Italia è un film che puo’ insegnare a fare del cinema.”
Il restauro della versione originale, a cura della Cineteca di Bologna con l’Istituto Luce, permette di vedere la scena in cui la prostituta (Anna Proclemer) cerca di sedurre George Sanders, scena all’epoca censurata in Italia e scritta interamente da Elio Vittorini, sceneggiatore del film. Tuttavia, la bellezza della versione originale sta – oltre al colore e alla resa del sole invernale che illumina Napoli – anche nel contrasto culturale che la versione inglese restituisce: la compostezza della coppia Sanders – Bergman e la gestualità della gente partenopea, il ritmo cadenzato dell’inglese e la musica napoletana: un sottofondo estraneo alle orecchie della coppia, eco di un folklore con cui i coniugi Joyce non potranno fondersi del tutto.
La lezione del cinema di Rossellini, spiega ancora Amelio, sta nella sua capacità di seminare più che in quella di raccogliere: ha infatti anticipato molto del cinema degli anni a venire e solo adesso, con lo sguardo odierno, se ne gusta la grandezza. Grandezza che in Viaggio in Italia sta nel catturare l’inquietudine del presente: una coppia inglese, il cui viaggio in Italia è più metaforico che realista, scopre l’estraneità del proprio coniuge e nel procedere del soggiorno subisce l’acuirsi della crisi, fino allo scoppio finale tra le rovine di Pompei. Poi, la sua successiva e miracolosa risoluzione: durante una processione religiosa, travolta da un torrente di fedeli in corsa, Ingrid Bergman risale la china, controcorrente. L’interno del dramma borghese si apre sulla scena napoletana e la telecamera registra l’intimità della coppia che, senza barocchismi o falsa retorica, porta sul volto i segni della crisi e del turbamento. Tanto più è antico il tema del viaggio, quanto più è moderno il modo di trattarlo e quanto più è delicata l’incertezza della coppia, tanto più è sottile l’espressività dei volti e la nitidezza della telecamera che svela le emozioni dei protagonisti, messe a nudo, a tu per tu col pubblico. Raccontare la delicatezza e la finezza di Viaggio in Italia non sarà mai la stessa cosa di vederlo, solo i capolavori portano in sé questa dote. Conclude Gianni Amelio dicendo “Lasciamo fare a Rossellini quel che sa fare Rossellini. Ma non potremo mai fare a meno di essere rosselliniani”: come non essere d’accordo?