Mai dire Gialappa’s
Come per ogni grande manifestazione calcistica a partire dal Mondiale di Messico 1986, anche in occasione degli Europei di calcio che si stanno tenendo in Polonia e in Ucraina la Gialappa’s Band commenta le partite con il suo inconfondibile stile.
Questa volta il trio è ospitato negli studi dell’emittente radiofonica RTL 102.5, e le loro radiocronache interessano tutte le partite con esclusione di quelle giocate dalla nazionale italiana.
Negli anni e nel susseguirsi di mondiali ed europei, è cresciuto sempre più il numero di chi accende il televisore sul canale che trasmette la partita, toglie l’audio e ascolta alla radio il commento dei padri di Mai dire goal. Quali possono essere i motivi di questa tendenza di molti calciofili? Oltre al fatto che è il modo più divertente di evitare la pochezza, il campanilismo becero e la banalità del 90% dei commentatori, telecronisti e inviati della RAI. A parte questo, senza voler entrare nelle teste delle migliaia di commissari tecnici che vivono lungo tutto lo stivale, possiamo comunque provare a ipotizzare alcune conclusioni.
Innanzitutto, l’obiettivo delle loro radiocronache è quello di avere sul mondo del pallone uno sguardo che sdrammatizza attraverso l’arma dell’ironia, ma che si dimostra allo stesso tempo comunque competente, se necessario tecnico e soprattutto appassionato. Disincanto, sarcasmo, distacco convivono quindi con passione, interesse e partecipazione. L’ideale per chi vuole seguire, seriamente ma non troppo, il suo sport preferito senza che questo assurga al livello di un affare di stato, o che entri nell’ambito del sacro, e senza neanche essere costretto ad ascoltare presunti esperti tecnici i cui interventi, con poche eccezioni, variano dall’ovvio, all’inutile, allo sbagliato, fino alla battuta mal riuscita. Quello che, paragone consapevolmente eccessivo, ha fatto nell’ambito della letteratura Gianni Brera nelle cui pagine dei racconti e dei resoconti giornalistici il calcio, sua grande passione, era visto sotto la duplice lente dell’epica e del grottesco, amato e sdrammatizzato allo stesso tempo, in un’ottica che faceva risaltare i lati migliori e più affascinanti così come quelli più ridicoli e tragici dello sport più amato dagli italiani. Il parallelo tra Brera e la Gialappa’s è forzato per più di un motivo (per quanto il trio comico si sia formato alla scuola milanese di cabaret, di cui Brera era frequentatore, amico e “suggeritore”, soprattutto nei confronti di Beppe Viola, probabilmente il vero maestro dei tre) ma può rendere bene l’idea del senso che assumono le radiocronache del trio, che è poi lo stesso che era alla base delle prime e migliori annate del loro format di culto, Mai dire goal. Lo spirito originario di quel programma, tenendo conto delle ovvie differenze tra TV e radio, è probabilmente più vivo in queste radiocronache che nelle ultime loro esperienze televisive, un po’ stanche, di maniera e meno graffianti.
Seguire il match con loro permette pure di staccare l’attenzione dal campo nei momenti di stanca delle partite: con un occhio sullo schermo in attesa che avvenga qualche azione interessante, le divagazioni, gli sfottò agli ospiti e i tormentoni del trio permettono di sconfiggere i momenti noiosi del calcio e di godere di quelli più entusiasmanti e divertenti. In puro stile Mai dire goal.