Love story in rock
Rock of Ages di Adam Shankman, il quale aveva lasciato ben sperare con l’aria frizzantina emanata dal precedente Hairspray, è ambientato nella Los Angeles “rock” degli anni ottanta.
La poco più che teen-ager Sherrie lascia le terre natali dell’Oklahoma per inseguire i sogni di gloria musicali e si trasferisce ad Hollywood: qui entra nell’orbita del “Bourbon Room”, celebre locale simbolo della trasgressione e della cultura rock, anche se ora sommerso dai debiti e preso di mira da moraliste madri conservatrici che mirano alla sua chiusura per salvare le anime dei propri figli e anche per togliersi qualche piccola vendetta personale. Sherrie incontra Drew, cameriere nel locale e aspirante rockstar: tra i due è immediato colpo di fulmine, e sugli sviluppi e gli alti e bassi della loro storia d’amore ruota, in un modo o nell’altro, tutto il film.
Rock of Ages, ad un livello di immediata sensazione “a pelle”, è un film scialbo, in cui la brillantezza che dovrebbe caratterizzare un musical si respira solo in pochi momenti. Per dirla un po’ a soldoni, allo spettatore non viene quasi mai quella voglia di mettersi a cantare e ballare insieme ai protagonisti del film, e a malapena c’è l’impulso di picchiettare le dita sui poggioli della sedia. Questo nonostante una buona ricostruzione ambientale, e una rivisitazione a metà strada tra Glee e Moulin Rouge di più o meno grandi classici del rock anni Ottanta. Il problema è soprattutto nello scheletro portante del film: la risaputa storia d’amore poco più che adolescenziale tra Sherry e Drew, che si rifà sia ai cult degli anni Ottanta come Flashdance sia alle commedie con ambientazione nel mondo della danza, ma che ricorda vagamente anche operazioni come High School Musical. A differenza di Hairspray, dove invece l’equilibrio era stato trovato e l’operazione era riuscita, manca l’amalgama tra il racconto della storia d’amore e gli altri aspetti del film. Nonostante i primissimi minuti potessero lasciare ben sperare, l’ironia, un certo spirito trasgressivo, che teoricamente doveva essere collegato all’ambientazione rock, la “carica”, la fantasia iconica e il divertimento sono isolati ai momenti in cui i due protagonisti non sono i scena, e sono affidati ai bravi comprimari; gli sforzi di Alec Baldwin, Russell Brand, Catherine Z.Jones e Tom Cruise, pur regalando le poche scene gradevoli che lasciano intravedere il musical che avrebbe potuto essere, non sono però sufficienti a salvare l’operazione. Senza contare che la tormentata e risaputa love story non trasmette un goccio di romanticismo né un minimo di partecipazione emotiva, e che le coreografie e i numeri musicali sono quasi sempre troppo asciutti e scialbi.