ANTEPRIMA
Ritornare alle origini
Il primo lungometraggio di Massoud Bakhshi è un film di salti temporali, di memorie che si compenetrano dando vita a un innesto di passato nel presente che allaccia due momenti chiave della storia dell’Iran: la guerra con l’Iraq di Saddam e l’era di Ahmadinej?d.
La sutura lascia al di fuori un intermezzo di più di vent’anni, il periodo trascorso in Francia dal protagonista Arash che, fuggito dal regime degli Ayatollah, torna momentaneamente a insegnare all’università. È l’occasione per incontrare il padre malato il quale, alla morte del fratello di Arash, “martire” della rivoluzione khomeinista, si è separato dalla prima moglie e ora vive con la sua seconda famiglia. Quando suo padre improvvisamente muore, Arash deve fare i conti con l’avidità del fratellastro e di suo nipote Hamed, i quali cercano di impossessarsi della grossa eredità lasciata dal defunto, che l’ha accumulata negli anni sfruttando il dramma della morte del figlio.
In A respectable familiy, una delle 19 opere scelte per la Quinzaine des Réalisateurs dell’ultimo festival di Cannes, i ricordi di famiglia si inseriscono nelle vicende di un paese che vive sui resti di un passato glorioso. L’Iran incarna più di altri l’incertezza tra la conservazione delle radici e l’apertura all’Occidente, la cui promessa di libertà chiede in cambio uniformazione ed emarginazione delle diversità. Arash, animo colto e sensibile, torna da straniero in una terra in cui i giovani sembrano nutrirsi delle stesse passioni che lo avevano spinto ad andare via; il suo viaggio nel tempo però lo costringe a un inevitabile urto contro quei legami di sangue che nessuna fuga può spezzare. L’ipocrisia delle prime generazioni sembra anzi aver contagiato le ultime, e a nulla valgono i riti purificatori della madre di Hamed, che fiuta la corruzione ereditata e tramandata alla progenie. Arash resta invece immacolato come il bambino di un tempo, che vedeva scorrere in tv le immagini di una guerra lontana eppure così inevitabilmente presente tra le mura di casa. Il duello tra i Caino e gli Abele, figure citate direttamente dallo stesso regista, sembra risolversi in maniera simile alla vicenda biblica, con la sopraffazione del giusto e il torto impunito dalla legge degli uomini, ma con la sensazione che in fondo, dietro la debolezza di Arash, si nasconda la condanna dei colpevoli.