The dark side of Man(n)
Figlia di papà Michael – qui in veste di produttore – Ami Canaan Mann torna dietro la macchina da presa dopo dieci anni dal film d’esordio Morning con un poliziesco nominato al Leone d’Oro al Festival di Venezia 2011, Le paludi della morte.
Trasposizione del diario di Don Ferrarone, uno dei poliziotti protagonisti della vicenda e per l’occasione anche sceneggiatore, usa il pretesto della serie di raccapriccianti delitti irrisolti, avvenuti nella zona palustre di Texas City e aventi come vittime bambine e giovani donne, per una riflessione metaforica sulla società americana e non solo. Gli efferati casi su cui i due agenti si trovano a indagare diventano così manifestazione finale ed estrema di una condizione ben più complicata e insita nel tessuto collettivo. Una condizione certo malata, ma esasperata da un’ostica realtà civile quale quella contemporanea, che trova, soprattutto nella chiusura e ottusità della provincia, terreno fertile per germogliare in deprecabili forme di violenza, valvola di sfogo di represse pulsioni e disagi. I killing fields del titolo originale – luogo maledetto, secondo tradizioni locali – si fanno non solo confine fisico tra civiltà e wilderness, scenario quindi ideale per i delitti ivi verificatisi, ma anche confine etico e morale tra il Bene e il Male, liberamente valicabile da chiunque a patto di accettare le conseguenze e le responsabilità di tale scelta. Girato con uno sguardo all’estetica di analoghe serie televisive, in cui Mann si è saltuariamente cimentata negli ultimi dieci anni, Le paludi della morte risulta costruito come un pilot, abbracciando i ritmi e i limiti di un seppur iniziale episodio isolato dal suo contesto seriale. I personaggi sono fortemente stilizzati; la trama lascia in sospeso alcuni punti, come irrisolti nodi da slegare in ipotetiche puntate future, per ora non previste; i subplot abbondano, ma non vengono sufficientemente sfruttati e approfonditi. Infine la soluzione del caso principale, tanto scontata da permettere anche allo spettatore più distratto di giungervi prima dei poliziotti, non segue certo l’insegnamento hitchcockiano del “mostrare per creare suspense”: fin troppo è dato a vedere e l’attesa si perde in prolissi déjà vu e déjà dit, lasciando le buone intenzioni iniziali impantanarsi nelle acque fangose di un risultato inferiore alle aspettative.
Le paludi della morte [Texas Killing Fields, USA 2011] REGIA Ami Canaan Mann.
CAST Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Jessica Chastain, Chloë Grace Moretz.
SCENEGGIATURA Donald F. Ferrarone. FOTOGRAFIA Stuart Dryburgh. MUSICHE Dickon Hinchliffe.
Drammatico/Thriller/Poliziesco, durata 105 minuti.