Welcome brave new owners
“A volte tutto quello che serve sono venti secondi di spudorato coraggio”: è questo uno degli insegnamenti che Benjamin (Matt Damon), giornalista fresco di vedovanza in La mia vita è uno zoo di Cameron Crowe, vuole trasmettere al figlio.
In cerca una nuova vita con i suoi due figli (l’adolescente lugubre artista Dylan e la precoce Maggie), Benjamin decide di acquistare un vecchio zoo in rovina, tenuto in vita da un agguerrito team di volontari.
Tratto dall’autobiografia di Benjamin Mee, La mia vita è uno zoo sembra prendere una piega da love-story con l’arrivo di Kelly (Scarlett Johansson), custode del parco: in realtà, l’obiettivo della pellicola è di raccontare una follia nata dal bisogno di andare avanti, di lasciarsi alle spalle quello che ormai può vivere solo nei ricordi, un percorso di risalita che comprende sfide e difficoltà da superare. La commedia di Crowe (Elizabethtown) non è leggera né spensierata, ma fa riflettere lo spettatore intrecciando una situazione non facile con il suo tipico, solare umorismo. Gli animali non sono mero contorno a questa vicenda umana incentrata sulla perdita, tema caro al regista: le gabbie in cui sono rinchiusi simboleggiano la prigione di ricordi in cui Benjamin è bloccato e, anche se cambiare drasticamente la propria vita lo aiuta molto, non è l’unica cosa che lo salva dal dolore. Ciò che conta davvero sono le persone, senza le quali non c’è speranza, come sottolineato nel finale, nella discussione tra Kelly e la cugina. E come sempre, Crowe dedica grande attenzione alla colonna sonora (qui affidata a Jonsi dei Sigur Ros) che amplifica quell’alone di ottimismo, ormai elemento distintivo di tutta la sua produzione, e di cui La mia vita è uno zoo abbonda.