La gente non vede altro che Marilyn Monroe
Presentato lo scorso ottobre al Festival Internazionale del film di Roma, Marilyn, il cui titolo originale è My week with Marilyn, firmato Simon Curtis, arriva finalmente nelle sale cinematografiche mostrando un lato inesplorato di una delle più grandi attrici dello scorso secolo, la donna più amata e desiderata di sempre, la sola e unica Marilyn Monroe.
Londra, estate 1956. Marilyn Monroe, interpretata da una magnifica Michelle Williams, si trova sul set di Il principe e la ballerina con Sir Laurence Olivier, incarnato da Kenneth Branagh. Qui conosce il giovane ventitreenne Colin Clark (Eddie Redmayne) con il quale instaura un rapporto di fiducia e di affiatamento fuggevole che si affievolisce con la conclusione delle riprese.
Grazie ai diari che Clark teneva, emerge una Marilyn diversa da quella che comunemente conosciamo: un’attrice molto lontana dallo charme e dalla lucentezza con cui solitamente la si descrive. È una donna debole, estremamente instabile e isolata ma alla costante ricerca di amici: ed è proprio Colin Clark che l’aiuta a combattere la propria fragilità emotiva data dalle insicurezze sulle sue reali doti di attrice.
Non vediamo la Marilyn sicura di sé della celebre canzone Happy Birthday, Mr.President ma piuttosto un personaggio smarrito e incerto che mendica perdutamente amore negli uomini passando da un matrimonio fallito ad un altro, alla ricerca di un’impossibile felicità.
Questa continua ricerca di affetto è probabilmente dovuta a una carenza incolmabile che Marilyn trascina da quando era bambina, cresciuta in diverse case famiglia, abbandonata dalla madre e senza sapere chi fosse realmente suo padre, tanto che l’incubo dell’abbandono diventa una vera e propria ossessione.
La bellezza del primo lungometraggio di Curtis sta proprio nell’aver riportato la vera storia di Marilyn equilibrando perfettamente i momenti delicati a quelli commoventi grazie anche alla performance della Williams, candidata a due premi Oscar.
Il film è quindi un confronto tra il “personaggo”, che noi tutti conosciamo e la “persona”, abbattuta e infelice. Purtroppo per Marilyn il lieto fine non c’è; rimarrà per sempre intrappolata nel personaggio che lei stessa ha creato.