Il mio nome è Bond. James Bond
1962. Un cerchio bianco attraversa lo schermo, la canna di una pistola segue i passi di un uomo. Uno scatto improvviso, uno sparo “in macchina” e una colata di sangue. Partono gli splendidi titoli di testa di Maurice Binder accompagnati da un motivetto destinato a diventare celebre. Un agente segreto viene inviato in missione in Giamaica. Licenza di uccidere di Terence Young segna l’inizio di un mito.
2012. Sono passati esattamente cinquant’anni da quel folgorante esordio eppure quel mito sembra destinato a non tramontare mai. James Bond 007, l’agente segreto più famoso del mondo nato dalla penna di Ian Fleming, in cinque decenni è stato protagonista di ben ventidue film – la saga cinematografica più longeva di sempre – e ora sta per tornare nel ventitreesimo. Ma cos’è che appassiona così tanto schiere di fan in tutto il mondo, garantendone un successo praticamente all’infinito? La saga di 007 non è certo da annoverare fra il cinema d’autore, tuttavia, pur configurandosi come un prodotto commerciale ma di qualità, riesce a intrattenere intelligentemente con una formula solidissima. In ogni film una pericolosa missione da compiere, dei supercattivi con piani criminali da sventrare, donne bellissime dal fascino insidioso, auto superaccessoriate – dalla mitica Aston Martin DB5 di Missione Goldfinger (1964) di Guy Hamilton alla subacquea Lotus Esprit di La spia che mi amava (1977) di Lewis Gilbert – e gli indispensabili gadget forniti da Q che permettono a 007 di salvare di volta in volta il mondo. Ma è proprio lui, James Bond, la chiave del successo. Affascinante, ironico, sicuro di se e in grado di far cadere ai suoi piedi qualsiasi donna, raffinato, colto, abilissimo con la sua Walther PPK e con qualsiasi tecnica di difesa. Insomma lo si potrebbe definire un superuomo dato che non c’è nulla che non sia in grado di fare. Rappresenta, in poche parole, tutto ciò che l’uomo reale non è e non sarà mai perché nessuno al mondo è dotato di tutte queste qualità insieme. E probabilmente è proprio questo che piace al pubblico, potersi identificare in James Bond.
Eppure la serie, al tempo stesso, non è mai svincolata dalla realtà. I supercattivi e i piani criminali rispecchiano più di quanto si creda il mondo contemporaneo. Prima la SPECTRE comandata da Ernst Stavro Blofeld, grandiosa minaccia per nazioni più potenti, poi le sfide con i sicari del KGB a richiamare la guerra fredda e, dopo il disgelo definitivo, un susseguirsi di milionari psicopatici che rispecchiano il clima terroristico in cui viviamo. Missili nucleari, oro, armi batteriologiche, droga, traffico d’armi, petrolio è ciò di cui si occupano gli avversari che 007 deve stanare, ma anche tutto ciò contro cui i nostri servizi di intelligence devono combattere.
Tra qualche mese un nuovo capitolo uscirà al cinema, nel frattempo innumerevoli eventi celebrano il mito dell’agente segreto britannico: dalla riproposizione in TV dell’intera serie alle varie mostre ed esposizioni dedicate all’immaginario di 007. Una nuova missione vedrà Daniel Craig nei panni di Bond anche se – sembra banale ricordarlo – nessun attore potrà mai eguagliare l’indimenticabile Sean Connery.