La fine all’improvviso
Le avventure di una spia per caso, circondata da amici imbranati come lui nella vita e in amore? Come soggetto per una serie tv non sembrerebbe molto originale, ma con l’ingresso di Chuck nelle nostre case la simpatia per questi personaggi ha saputo trovare nuova vitalità.
Le novantuno puntate che lo compongono, incentrate su misteri e casi di sicurezza nazionale, avrebbero rischiato di stancare in poco tempo, se non fosse stato per i siparietti e le storie parallele sviluppate entro le mura del Buy More. La forza di questa serie risiede infatti nella costante presenza di personaggi e ambienti che, per quanto disturba(n)ti e a tratti ridicoli, riportano lo spettatore vicino ai protagonisti, primo fra tutti il ragazzo attorno a cui ruota l’intera trama, tanto da dare il nome, oltre che alla serie, ad ogni singolo episodio. Questo diversivo non poteva essere più efficace per fare da contrappunto a una trama altrimenti scontata e seriosa, che avrebbe potuto facilmente trasformarsi nell’ennesimo racconto di crescita ed emancipazione di un ragazzo che per la prima volta si trova di fronte a problemi familiari, amorosi e lavorativi. Il pubblico resta, quindi, curioso di conoscere gli sviluppi della vita (amorosa e non) del protagonista, riservando grandi sorrisi e grande affetto ai vari Morgan, Lester, Jeff e Big Mike, amici e colleghi sempre capaci di una proverbiale inventiva nel cacciarsi nei guai. Proprio per loro dispiace salutare Chuck: le colonne portanti del lato più farsesco del programma sfuggono continuamente alla cura della sindrome di Peter Pan che li attanaglia e li tiene uniti e relegati nel Buy More di Burbank, cittadina tanto cara ai cinefili.
Ancora una volta però la serie sorprende: nonostante un finale più che aperto, già dall’inizio dell’ultima stagione pare che i produttori vogliano regalarci una vittoria dell’antagonista (tanto auspicata dall’immaginario comune), anche se le scene conclusive si prestano alle interpretazioni più disparate. Storia d’amore a parte, il racconto appassiona. Per questo un po’ sorprende la decisione di interrompere Chuck alla fine della quinta stagione, non essendo emersi significativi cali di audience (oltre a quelli fisiologici, tipici dei serial polizieschi). La sigla, invariata anche per queste puntate finali, mantiene l’appeal della sua schematica semplicità.
L’episodio 5×13 segna insomma la fine di uno di quei telefilm che, a prescindere dal giudizio personale, compongono una nuova generazione di telefilm molto promettente: purtroppo, per adesso le sorti di questi nuovi prodotti non sembrano essere molto longeve (basti pensare alle sole due stagioni di Reaper – In missione per il diavolo).
Senza lasciare il famigerato segno indelebile nei cuori degli spettatori, finisce una serie che, pur mancando di altissime punte stilistiche, si distingueva e “marcava il suo territorio” nell’immensa quantità di trasmissioni circolanti, spesso prive di personalità, qualità che a Chuck non manca certamente.