ViMeomakers a un passo dal podio
L’evento è alle porte. Il 7 giugno è la data stabilita per la premiazione dei vincitori dei Vimeo Awards 2012.
La seconda edizione del concorso promosso dalla nota piattaforma americana è giunta quasi al termine con la selezione – durissima – di soli quattro video per categoria, tra le centinaia giunte da tutto il mondo.
Tredici le categorie complessive, comprese quattro gustose new-entries: Fashion, Action Sports, Lyrical e Advertising. Unico limite: la durata massima di venti minuti. I video scelti tra i finalisti saranno premiati in occasione del Vimeo Festival che si terrà a New York dal 7 al 9 giugno e che accanto alle proiezioni prevede workshop e tavole rotonde. Occasione impedibile per i video-maker in cerca di visibilità: il sito di video sharing fondato nel 2004 è una vetrina appositamente pensata per pubblicare contenuti interamente creati dall’utente (“Vimeo” è l’anagramma di “Movie” ma anche fusione di “Video” e “Me”). Il primo premio è di ben 25.000 dollari mentre 5000 saranno assegnati ai vincitori delle singole categorie.
Basta una rapida incursione sul sito per rendersi conto del talento dei partecipanti. Dai video musicali a queli narrativi, dai documentari all’animazione l’imbarazzo della scelta è ampiamente ripagato dalla qualità delle opere in concorso. Pienamente in linea con quella che – con allarme o con orgoglio – è stata più volte definita “snack-culture”, i video in questione offrono stuzzicanti assaggi di creatività anche per i palati più esigenti.
Tra le formule ricorrenti, trasversalmente alle categorie, la più frequente è senza dubbio il montaggio rapido di ambienti e situazioni diversi, la cui sommatoria suscita suggestioni particolari. È una logica del patchwork molto simile a quella dei collage che accompagnano le collezioni di moda allo scopo di suggerire specifici “mood” – proprio alla moda è dedicata, del resto, un’intera sezione – ma è anche un’estetica che richama l’atteggiamento superficiale e cumulativo tipico di molte forme di fruizione contemporanee, dalla pratica dello zapping al multitasking. Dinamismo (Move), stacchi sensibili (Living On Ice) e split screen (Symmetry) consentono agli autori di sfruttare al massimo i pochi minuti a disposizione per veicolare contenuti complessi e stratificati. A questi stream of consciousness di frammenti eterogenei si oppone non di rado una tendenza esattamente contraria di atmosfere dilatate e contemplative, magari con l’uso del pianosequenza (Heresy). L’una e l’altra strada sembrano tuttavia protendere verso uno stesso, duplice obiettivo: la restituzione di un’esperienza o la costruzione di un’identità. Che sia una linea di abbigliamento (La Prochaine Fois) o il brivido di uno sport estremo (Experience Freedom), la promozione di una forma d’arte (Sweatshoppe) o la storia di una vita (A story for tomorrow), trasmettere l’ebbrezza dell’esperienza stessa o un allure di personalità sono le vie collaudate per ammiccare allo spettatore e suscitarne l’empatia. Niente di nuovo in campo pubblicitario, beninteso, ma le stesse strategie spopolano ormai anche al di fuori dell’advertising propriamente detto. Forse perché riflettono alla perfezione alcuni dei principali bisogni contemporanei: il coinvolgimento multisensoriale, la costruzione di un’identità accattivante e la loro, imprescindibile, condivisione.