Sabato 26 maggio, Sky Cinema Classics, ore 23.00
Se una notte d’inverno un viaggiatore
Esiste un amore romantico che varca i confini del logico, del razionale, per approdare in quelli non ben definiti del favolistico: un osservatore cinico e materialista non esiterebbe ad attribuire tale visone ad una persona ingenua.
È proprio questo il caso del protagonista de Le notti bianche: agli occhi di Mario, anonimo e ordinario impiegato, Natalia non è altro che una bambina sedotta dall’amore, abbandonata e in attesa di un’illusione, l’amante perduto, gli occhi che brillano di lacrime e il fazzoletto sempre in mano. Nonostante le difese dell’uomo siano forti, lei è un angelo talmente fragile e indifeso che, in quella fatale notte d’inverno, Mario non può che rimanerne stregato, perso nel miraggio di poter trovare in una persona da amare il rimedio alla propria solitudine.
Uno dei maestri del neorealismo qui sembra apparentemente scostarsi dall’analisi della realtà vera per perdersi nella nebbia di Livorno insieme ai personaggi e alle loro chimere. Solo man mano che il film procede ci si rende conto di quanto sia presente e sottile l’analisi fatta all’animo di un uomo solo, mediocre, invisibile, che non chiede altro se non l’essere felice. Visconti prende l’omonimo racconto di Dostoevskij e, insieme a Suso Cecchi D’Amico, ne ricava una sceneggiatura attenta, ricca e elegante, che riempie e caratterizza il film di un impianto semplice ma quanto mai riflessivo, traducendo le parole in immagini. È proprio la matrice letteraria che scongiura una caduta pesante nel banale, pericolo sempre in agguato quando si dialoga con l’ennesima variazione di un tema sviscerato fino allo sfinimento. Per avere un ulteriore esempio di quanto appena detto vale la pena perdersi nuovamente nella storia originale, riproposta ancora, vent’anni dopo, questa volta a Parigi sotto la guida di Robert Bresson: Quattro notti di un sognatore è fatto di silenzi, il testo sviscerato di ogni dettaglio per lasciarne solo lo scheletro, sul quale costruire un’analisi profonda, una rielaborazione personale sull’amore, sulla solitudine di due anime gemelle in attesa.
Di un film così labile, Visconti riesce a realizzarne un piccolo gioiello di stile e sofferenza, dove i personaggi possono muovere sentimenti di pietà e angoscia, portando lo spettatore a volergli bene comunque. D’altronde, come non amare gli sforzi fatti da un impacciato e timido Mastroianni che si lancia in un ballo sfrenato e liberatorio, reclamando su di sè l’attenzione di tutti, come per gridare al mondo che anche lui esiste ed è vivo.