DVD – USA 2011
Sapore di cinema d’altri tempi
Sono le ammalianti atmosfere del grande cinema d’avventura quelle che si respirano nell’ultima fatica di Jean-Jacques Annaud, da pochi giorni in commercio in Dvd e liberamente ispirata al romanzo La sete nera di Hans Ruesch, opera che il regista confessa di aver letteralmente divorato (rimanendone ammaliato) durante un inconsueto viaggio a cavallo nel deserto.
Infatti nel film trionfa il contrasto cromatico tra le sabbiose dune color zafferano – interrotte qua e là da sparute e aspre rocce giallo senape e da vivaci turbanti – e il brillante blu del cielo infinito che le sovrasta. Impossibile quindi non percepire l’intenzione di celebrare la magnificenza delle geometrie armoniose del deserto che tanto ha affascinato Annaud, il quale per ricostruire il più autenticamente possibile la peculiare fisionomia del mondo arabo di inizio Novecento non solo esalta queste emozioni, ma evita pure l’impiego degli effetti CGI puntando volutamente sul cast, i costumi e l’epicità del plot: il risultato è così potente e d’effetto che, specie nelle sequenze di battaglia, sembra quasi di guardare Il vento e il leone, l’intramontabile classico dove appunto il massiccio ausilio della computer grafica non era né a portata di mano (o meglio, di mouse) né lontanamente immaginabile. Certo, non guasta la presenza di Banderas, ancora una volta perfettamente a suo agio nei panni di un guerriero nel quale ritrova molti dei tratti famigliari alla cultura “mozarabe” caratteristici della natia Andalusia. È con questa consapevolezza che seguiamo le vicende che si snodano in una porzione di deserto chiamata “la striscia gialla”, un’inospitale distesa di impalpabile sabbia da tempo aspramente contesa. È proprio in seguito all’ennesima cruenta battaglia che i due emiri, salomonicamente, decidono di porre fine all’insensata guerra stipulando un trattato che stabilisca l’inviolabilità del territorio: a garanzia del mutuo rispetto dell’accordo, Amar affida i suoi figli – Saleeh e Auda – al vittorioso Nesib, che si rivela un affettuoso padre adottivo. Ma la pressante modernità bussa insistentemente alla porta: la sospetta esistenza dell’oro nero attira le compagnie petrolifere straniere che confermano la predominante presenza del petrolio proprio nell’area interdetta dal trattato, scatenando altri scontri. Estremamente radicato nel retaggio beduino, Amar, intuendo la possibile limitazione dell’indipendenza del proprio popolo che lo sfruttamento dei giacimenti potrebbe causare, decide di non accettare l’offerta. Invece Nesib, avvilito per l’estrema povertà del regno, vi intravede la possibilità concreta di migliorare le condizioni di vita collettiva: il denaro però corromperà i buoni propositi facendogli sfuggire la situazione di mano. Toccherà ad Auda, vero e proprio topo da biblioteca da sempre interessato alla cultura più che alla guerra, impugnare la spada e le redini della situazione trasformandosi da inerme bibliotecario a intraprendente condottiero. Basteranno l’esperienza appresa dai libri e l’amore di Leyla, che in lui vede il futuro del paese, per riuscire nell’ardua impresa di traghettare il regno verso il futuro senza però rinunciare alle proprie radici culturali?