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Il cuore del cinema
In principio era una piccola sala sotterranea del Gran Cafè di Parigi. Poi vennero gli spazi di fortuna, i nickelodeon, gli spettacoli ambulanti e i teatri riconvertiti. Infine le sale costruite ad hoc per ospitare la proiezione dei film e giunte pressoché inalterate fino ai giorni nostri.
Trentadue fra i migliori registi del momento chiamati a girare un piccolo cortometraggio ciascuno per l’opera collettiva Chacun son cinéma, presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 2007 e dedicato al nostro grande autore Federico Fellini. Ed è proprio la sala cinematografica, il luogo in cui il cinema vive, il tema dei corti realizzati. Dall’America del Nord di Cimino e Cronenberg alle cinematografie orientali con Chen Kaige e Kitano, dall’Europa di Wenders e Angelopoulos all’Australia di Jane Campion, solo per citarne alcuni. Registi diversi con culture differenti hanno tradotto in immagini la loro idea di sala, chi privilegiando il ricordo personale con un pizzico di malinconia, chi ironizzando su fasti e nefasti di questo luogo così essenziale per il cinema – sorprendenti a proposito i corti di Polanski e Von Trier. Il risultato è un’emozionante opera cinematografica sul cinema stesso e sulla sua visione. Trentadue idee di cinema che si legano ad altrettante culture di ogni parte del mondo senza che nessuna sovrasti le altre. Proiezioni all’aperto, sale rudimentali, in contesti poco urbanizzati, in paesi in cui il cinema è poco diffuso, ma anche sale a noi più vicine, i problemi legati alla proiezione, la pellicola che s’inceppa e poi brucia, le file fuori dai cinema per acquistare il biglietto e gli usi “alternativi” della sala sfruttando il buio per baciarsi tra innamorati. Un luogo, la sala cinematografica, in cui si accantonano per un paio d’ore i problemi della vita reale per entrare in un altro mondo e sognare ad occhi aperti.
Ma c’è un filo conduttore che lega i vari episodi: ognuno di questi grandi cineasti ha un debito nei confronti della sala. È lì, in quel luogo chiuso, immobilizzati su una poltrona e avvolti nell’oscurità che hanno incontrato per la prima volta il cinema, che se ne sono innamorati e hanno deciso di farne lo scopo della propria vita. Ma c’è anche molta amarezza in Chacun son cinéma. Traspare la fine di un’epoca, molte delle sale rappresentate sono vuote, deserte. Prima l’home video poi internet, gli iPhone e iPad hanno svuotato le sale, schiacciate allo stesso tempo dallo strapotere dei multiplex. È la consapevolezza che l’era della sala cinematografica sta tramontando, oggi non è più lì che si vede il cinema e se ne innamora. Quel pizzico di magia che da sempre ha caratterizzato la settima arte è ormai svanito.