Come il mare senza sale
Ad un primo impatto sembra di ritrovarsi a fissare sul grande schermo un ibrido tra Alla ricerca di Nemo e Shark Tale, solo realizzato con una computer graphic scadente (il mare sembra una distesa gommosa di gelatina) ed uscito dall’ora dei cartoni animati per piccolissimi di qualche rete televisiva.
La storia sulla carta parrebbe divertente ed interessante: Julius è uno squalo che patisce la fame, il suo amico Pup è uno squalo bambù che soffre di complessi d’inferiorità. Si ritroveranno sulla terraferma grazie all’invenzione di un polpo per salvare alcuni cuccioli, aiutati da un gruppo di galletti ninja, mentre negli abissi una murena trama per impadronirsi dei fondali marini.
Ad affondare il tutto si mettono d’impegno dialoghi intercalati da continui silenzi che non hanno ragion d’essere, un’animazione che trasforma i protagonisti in asettici pupazzi di gomma, musiche arabeggianti di cui non si capisce bene l’utilità, continui balzi da un punto di vista all’altro e la presenza di un cattivo ben riuscito, ma completamente stonato con il contesto soft in cui è stato calato. A tal proposito, nella foga di lanciare messaggi ecologisti e sottotesti per gli adulti (“omaggio” all’inarrivabile Alla ricerca di Nemo), il film calca la mano sulle atmosfere cupe che accompagnano i pescatori di frodo e la presentazione delle fabbriche responsabili dell’inquinamento marino, creando delle sequenze che sembrano completamente staccate dalla trama, già molto spezzettata di suo. E se il mare fa i conti con la murena cattiva, gli umani a rappresentarne il lato oscuro hanno un trio di pescatori di frodo, su cui è meglio stendere una… rete pietosa, visto che il picco più alto di malvagità e credibilità lo raggiungono grugnendo in faccia a Pup e Julius. L’idea poi di sfumare il confine tra buono e cattivo in altri personaggi fallisce creando creature, come la manta, che appaiono solo indecise su ciò che è più conveniente fare, piuttosto che su cosa sia giusto. Un insegnamento non proprio edificante…
Il tentativo del regista Aun Hoe Goh di proporre un’alternativa ai colossi americani è lodevole, ma staccarsi da modelli proposti, scegliere una linea chiara (film ecologista? Solo per bimbi? Comico?) avrebbe forse dato un risultato migliore.