Scarto dalla tradizione, necessità dello stile
Perfettamente a suo agio tra i generi tradizionali del cinema statunitense, in Rancho Notorious Fritz Lang si cimenta ancora una volta con il western.
Mentre sembra apparentemente rispettarne con dedizione convenzioni ed elementi tipici (le sparatorie, la scena dal barbiere, il saloon), al contrario, sottilmente, ne innova la struttura: precedendo in questo Mezzogiorno di fuoco, per la prima volta un tema musicale – la canzone The Legend of Chuck-a-Luck – ricorre più volte nel film, come un filo conduttore che separa le varie parti del racconto e ne riassume nel testo le linee essenziali, parlando di odio, omicidio e vendetta – uno dei temi preferiti da Lang. Rancho Notorious è la storia del giovane Vern Haskell, ossessionato dalla ricerca del bandito che (in una sequenza di grande suspense, grazie anche alla colonna sonora) gli ha ucciso la fidanzata durante una rapina, tentando di stuprarla – fuori campo proprio come l’omicidio iniziale di M – Il mostro di Düsseldorf. Ma l’aspetto musicale non è l’unico tratto di originalità del film di Lang, che si distingue, inoltre, per la presenza di un personaggio femminile molto forte (particolarità che Nicholas Ray riprenderà due anni dopo in Johnny Guitar), cioè l’Altar Keane di Marlene Dietrich, che con la sua inconfondibile voce roca canta anche due brani. Altar gestisce con grande polso il Chuck-a-Luck, il ranch che avrebbe dovuto dare il titolo al film, dove ogni fuorilegge è ben accetto, in cambio di una parte del bottino dei suoi colpi, e dove Vern si fa assumere. Il modo in cui il personaggio di Altar è presentato è anche degno di nota. Ci riferiamo ai tre flashback, di cui il terzo è il più lungo ed è il primo in cui sentiamo finalmente la voce della donna. Questo espediente di introduzione indiretta del personaggio, descritto nel suo passato burrascoso attraverso immagini che visualizzano i ricordi dei testimoni interrogati da Vern, suscita curiosità e attesa, al punto che quando Vern incontra Altar al Chuck-a-Luck, lo spettatore, identificatosi con lui, ne condivide facilmente l’emozione e la sorpresa. Per il resto, Rancho Notorious è classico, essenziale, geometrico e rigoroso, come lo sono spesso i film di Lang. La macchina da presa è fissa, o segue con fluidità i movimenti brevi dei personaggi, diventando necessariamente più mobile solo nella scena della scazzottata dal barbiere. Lang usa dettagli e primi piani con parsimonia e si concede un piano sequenza solo quando Fairmont accompagna a casa, a piedi, Altar: una scelta di regia che – vedere per credere – ben lontana dall’essere un inutile virtuosismo, finisce per confermare con la sua appropriatezza la trasparenza mai sciatta di Lang, oltre al suo inimitabile, necessario stile.
Rancho Notorious [Id., USA 1952] REGIA Fritz Lang.
CAST Marlene Dietrich, Arthur Kennedy, Mel Ferrer, George Reeves.
SCENEGGIATURA Daniel Taradash (tratta dal racconto Gunsight Whitman di Silvia Richards). FOTOGRAFIA Hal Mohr. MUSICHE Emil Newman, Ken Darby.
Western, durata 89 minuti.