Non chiamateli Teenagers
Una giovane donna forte, sveglia ed autosufficiente. Una società distopica in un futuro fatto di repressione e controllo. Un reality show la cui posta in gioco è la morte dei concorrenti – tutti tranne uno. Una storia d’amore non pienamente corrisposta. Una scrittura semplice ed in prima persona che coinvolge e spiega. Sono questi gli ingredienti della ricetta vincente della trilogia di romanzi per young adults di Suzanne Collins, che spopolano non solo tra i giovanissimi.
Abbiamo già visto fenomeni simili, le cui trasposizioni cinematografiche hanno decretato il successo o l’affondamento di entrambe le forme d’opera, facendo spesso discutere i fan per le scelte stilistiche e narrative apportate.
In questo caso è meritata la lunga attesa a cui ci hanno obbligato, perché il film è un’ottima trasposizione da romanzo a schermo. Dall’ambientazione ai personaggi, ogni elemento mantiene le proprie caratteristiche e peculiarità, rassicurando il lettore che tanto ha amato il libro e che trova solo minuscole differenze non fondamentali nella storia. La fedeltà all’originale deriva dalla partecipazione della stessa Collins alla stesura della sceneggiatura, insieme a Billy Ray e al regista Gary Ross. Questo permette, seppur in tempi molto serrati, di rivedere tutti i passaggi fondamentali del primo romanzo ed anche di lanciare significative anticipazioni di quanto accade negli altri due, così come di identificare immediatamente i tratti distintivi di ogni personaggio.
È soltanto lo stile della narrazione a risentire dello slittamento da carta a pellicola: il libro è un racconto in prima persona, che coinvolge ed avvicina il lettore ad ogni pensiero, timore o desiderio di Katniss, mentre il punto di vista nel film rimane esterno. Se in questo modo si perde tutta la sfera intima della protagonista, comprensiva di spiegazioni demografiche sui distretti, del gioco a cui deve partecipare e delle strategie ad esso legate, si guadagna la variegata panoramica sul mondo di Panem e si riesce a buttare un occhio nell’avveniristica sala regia del reality.
Rimane un solo dubbio: quanto di tutto ciò può esser goduto e compreso da chi non abbia letto almeno il primo libro? The Hunger Games film può svincolarsi dal romanzo? Probabilmente no, ma per questa volta va bene così.