Giovedi 3 maggio 2012, Raimovie, ore 12.00
Le strade dorate di Hollywood
Era il 1939 negli Stati Uniti. Nello stesso anno di Via col vento, Victor Fleming firmava la regia della più celebre trasposizione cinematografica de Il meraviglioso mago di Oz, primo dei 14 libri di Oz scritti a partire dal 1900 da L. Frank Baum e illustrati da W.W. Denslow e John R. Neill.
Una grande produzione hollywoodiana allestita dalla Metro Goldwyn Mayer che, nei centotrentasei giorni di travagliate riprese, ingaggiò un numero straordinario di scenografi, costumisti, attori e comparse. Si avvicendarono undici sceneggiatori e quattro registi: André de Toth e George Cukor lavorarono pochi giorni, Fleming quattro mesi, King Vidor girò le scene in Kansas. Oggi, l’avventura di Dorothy è conosciuta in tutto il mondo. Come Mary Poppins, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato e altri classici per famiglie che hanno interpretato al meglio il musical e il fantasy, è un film entrato a far parte dell’immaginario collettivo. Restano nella memoria di più generazioni le note di Over the Rainbow cantata da Judy Garland, gli effetti speciali di A. Arnold Gillespie, i paesaggi, la musica e i costumi della terra di Oz, che uno sfavillante Technicolor contribuì a rendere ancora più magica. Tra le varie interpretazione della fiaba di Baum, c’è una suggestiva teoria dell’educatore e storico americano Henry Littlefield (1933-2000), il quale ipotizzò che il libro fosse in realtà un’allegoria della situazione politica in America alla fine del 1800, periodo in cui, per affrontare una grave crisi economica, si pensò di affiancare la coniazione dell’argento all’allora valuta corrente (il Golden Standard). Da qui la Yellow Brick Road (strada di mattoni gialli) e le silver slippers (pantofole d’argento) di Dorothy, trasformate in scarpette rosse solo nella versione di Fleming. Di sicuro questi riferimenti non si trovano nel film del ‘39 dove la morale hollywoodiana punta da un lato a contrapporre la determinazione dei bambini all’inadeguatezza degli adulti, dall’altro alla scoperta da parte della piccola protagonista che, anche se la vita quotidiana nel “grigio” Kansas le appare ostile, in fondo “nessun posto è bello come casa”. Nel 2013 vedremo quale sarà la rilettura della storia secondo Sam Raimi che si appresta a lanciare un prequel (Il grande e potente Oz) con James Franco nei panni del famoso mago. Non è il primo omaggio a Il mago di Oz. Il film ha avuto un seguito realizzato dalla Filmation nel 1974 (Ritorno a Oz) e uno, non ufficiale, della Disney nel 1985 (Nel fantastico mondo di Oz). La fiaba è diventata un incubo nel regno di Zardoz (John Boorman, 1974), è stata ripresa da Scorsese e Lynch in Alice non abita più qui (1974) e Cuore Selvaggio (1990), ha ispirato tante rivisitazioni televisive, teatrali e musicali. Due Oscar, nel 1940, per la Miglior Canzone e per la Miglior Colonna Sonora. L’UNESCO lo conserva negli archivi del Memory of the World Programme.
Il mago di Oz [The Wizard of Oz, USA 1939] REGIA Victor Fleming.
CAST Judy Garland, Frank Morgan, Ray Bolger, Jack Haley, Bert Lahr.
SCENEGGIATURA Noel Langley, Florence Ryerson, Edgar Allan Woolf (tratta dal romanzo Il meraviglioso mago di Oz di L. Frank Baum) FOTOGRAFIA Harold Rosson. MUSICHE Harold Arlen, Herbert Stothart.
Musicale/Avventura/Fantastico, durata 101 minuti.