E la glicemia sale
La fotografia di una ragazza sorridente trovata a terra, dietro la foto, la frase affettuosa: “fai attenzione”. Ecco l’oggetto che sottrae alla morte il Marine Logan Thibault, ragazzo giunto alla sua terza missione in Iraq.
Terminato l’incarico militare il giovane è deciso a trovare la donna che idealmente gli ha salvato la vita, per ringraziarla. Inizia così un viaggio a piedi che lo porterà fino al luogo dove la donna (di nome Beth) vive con suo figlio e dove gestisce un allevamento di cani assieme alla saggia nonna. Dopo vari tentativi falliti di rivelare il motivo della sua visita, il ragazzo si fa assumere come aiutante nell’allevamento e decide di comprare una casa, stabilendosi vicino a Beth. Presto il ragazzo scopre che la foto trovata apparteneva al fratello di Beth, anche lui Marine la cui morte non ha ancora trovato una spiegazione. Così, tra sofferenza, ricordi di guerra e teneri sguardi, i due finiscono per innamorarsi l’uno dell’altra e, nonostante l’ex marito di Beth provi a ostacolare la relazione, i due riescono comunque ad intraprendere una vita insieme.
Tratto dall’omonimo libro scritto dal re del romanzo rosa, Nicholas Sparks, Ho cercato il tuo nome è un film che si affianca alla serie di pellicole melense tratte dalle opere dello scrittore, che non manca mai di citare guerra, amore immenso e morti tragiche.
E, per tenere fede alla linea intrapresa dai precedenti film Dear Jhon di Lasse Hallström e I passi dell’amore di Adam Shankman, per la parte del protagonista maschile viene scelto un attore giovane e poco espressivo, inadatto al ruolo. Ancora reduce dai Teen movies, Zac Efron si trova infatti un po’ impacciato nella veste del reduce di guerra che “ne ha passate tante”; e nonostante i muscoli e lo sguardo torvo, ci si aspetta comunque di trovarlo nella scena successiva con scarpe da ginnastica e pallone da basket, pronto ad accennare qualche passo di hip-hop.
Quello che si vede sullo schermo non convince. Ambienti, personaggi e situazioni non si avvicinano al reale e tutto il film ne risente, ricordando più una parodia che un melodramma. Con un soggetto di questo tipo il rischio di cadere nella banalità è molto alto; e questo film ci cade.
Scott Hicks tra personaggi stereotipati, dialoghi insipidi e regia del tutto trascurabile, realizza una pellicola scontata, da aggiungere alla (troppo) lunga serie di prodotti simili che popola il cinema americano.