14° Far East Film Festival, 20 – 28 aprile 2012, Udine
Una nuova onda si abbatte sul Far East
Prendete carta e penna e segnatevi questi titoli: 1+1, The Decisive Moment, Sew e July 1st, an Unhappy Birthday.
Quattro vicende diverse fra loro: un nonno che assieme alla nipotina pianta nella città in espansione bambù benauguranti, un maturo fotografo in crisi costretto ad interagire con un collega più giovane, un’adolescente che riscopre la nonna attraverso il cosplay ed una coppia a rischio di scoppio in una torrida giornata estiva, durante l’annuale marcia di protesta del primo luglio. Sono accomunate tutte dal fatto che i rispettivi registi, Mo Lai, Wong Wai-kit, Li Yin-fung e Li Miao, sono le nuove promesse del cinema di Hong Hong. Proiettati in anteprima europea ad Udine alla presenza del nume tutelare e mentore Johnnie To (presenza ormai fissa delle maggiori kermesse internazionali e regista fra gli altri di A Hero Never Dies, Election e Mad Detective) , questi corto/mediometraggi provenienti dal Festival Internazionale dei Cortometraggi dell’Hong Kong Arts Development Council colpiscono non solo per la professionalità con cui sono stati creati e girati, ma anche per alcune inaspettate sorprese narrative. Le storie riescono, nei trenta minuti scarsi concessi, a sviluppare intrecci più che solidi e a dar vita a personaggi che, facendoci ridere o commuovere, nulla hanno da invidiare a quelli di produzioni più estese e costose. Non propongono particolari soluzioni visive o intrecci mirabolanti, sembrano privilegiare piuttosto le dinamiche delle coppie di cui parlano. Affetti che si rinsaldano, problemi personali trascinati come catene, momenti di tenerezza e di ilarità si rincorrono immergendoci negli animi di chi le vicende le sta vivendo sullo schermo in quel momento. Niente di meglio che vederli per sfatare il luogo comune, persistente come ogni pregiudizio che si rispetti, del cinema orientale volto esclusivamente alla produzione di opere in costume o comunque incapace di una vera profondità narrativa ed emotiva. Anche l’Occidente farebbe bene a tenere d’occhio questo gruppo di ragazzi e ragazze, capaci di leggere le innovazioni e le contraddizioni della realtà odierna. Molto presente è anche il richiamo alle antiche tradizioni e al passaggio da “vecchio” a “nuovo” che, nel contesto panasiatico, è generalmente più sentito di quanto non si pensi, mettendo a fuoco i problemi che possono derivare quando passato e futuro, anziché completarsi, si scontrano.