Freaks & Geeks
Se siete allergici ai cinecomic, è pressochè inutile che andiate a vedere The Avengers aspettandovi qualcosa di completamente diverso. Il film che per la prima volta sullo schermo riunisce tutti i Vendicatori Marvel, conserva tutte le caratteristiche delle più tradizionali pellicole tratte da fumetti supereroistici.
Chi apprezza il genere, chi è un fan dei personaggi Marvel, chi si diverte come un bambino con questi giocattoloni strabordanti tutti effetti speciali e ironia, invece, può saltellare di gioia e precipitarsi al cinema. Perché The Avengers è un ottimo film supereroistico, capace di puntellare una struttura prevedibile (ma forse sarebbe meglio dire “rassicurante”) con il continuo andirivieni di epica e antiepica, battute sarcastiche, qualche spunto di riflessione su personalità e poteri, e, soprattutto, un riuscitissimo impatto visivo, in grado di fare dignitosamente a gara con il primo Spider-man di Raimi. Poi ci saranno, nascosti tra il pubblico in fila per il biglietto, i fan di Joss Whedon, autore culto della serialità televisiva, creatore della seminale Buffy, e poi di Angel, Firefly, Dollhouse. Per The Avengers Whedon – che nella vita è anche sceneggiatore di fumetti – ha curato regia, script e soggetto, e i suoi adepti pregustano da tempo l’uscita del film, consapevoli di quanto l’autore americano sia particolarmente adatto al compito.The Avengers resta un lavoro “su commissione”, ma la poetica whedoniana è il filo rosso che lega tra loro i personaggi e riesce nell’intento più difficile: amalgamare quella che, a tutti gli effetti, è un’accozzaglia di epiche differenti e di mitologie parallele, una poliedricità di universi narrativi distanti, gettati tutti insieme in un mondo nuovo a rischio stritolamento. “E lei, Nick Fury, vuole davvero mettere i destini della Terra in mano a un gruppo di emarginati, eccentrici, freaks?”. I membri del Gran Consiglio che rivolgono queste perplessità al recultatore di supereroi interpretato da Samuel L. Jackson non hanno, evidentemente, visto Buffy o Firefly. Non conoscono l’abilità whedoniana di tratteggiare personaggi più grandi del vero e allo stesso tempo profondamente umani. Di costruire un gruppo/famiglia apparentemente male assortito, nel quale gli stramboidi schiacciati dal peso di un destino bigger than life riescono a trovare valorizzazione reciproca e sincera comprensione. Di permettere che personaggi, a tutti gli effetti “irrealistici”, sappiano farsi specchio per l’adolescente che riposa in ognuno di noi. Whedon va forte sulla lunga serialità, è vero, ma in The Avengers tutte le sue ossessioni ricorrenti stanno lì, accennate, a fare l’occhiolino per chi le sa vedere. Ed è grazie a loro che convivono, senza stridere, l’eloquenza postmoderna e disillusa dell’irriverente Tony Stark/Iron Man e quella shakespearianamente fuori posto di Thor, lo spaesamento dannatamente Old School di Capitan America e il pragmatismo sinuoso e moderno della Vedova Nera e di Occhio di Falco. È così che, finalmente, su grande schermo fa capolino un Hulk credibile e adeguato alla sua controparte letteraria, il personaggio più doloroso e whedoniano, i cui tormenti doppiano quelli di Peter “grandi poteri, grandi responsabilità” Parker. Resta un film di supereroi, sia chiaro: c’è la minaccia al pianeta Terra venuta dallo spazio (e ancora una volta Manhattan si fa sineddoche e ultima difesa del mondo, suggestioni post 11 settembre incluse), ci sono la fase del reclutamento e quella dello scontro interno, ci sono la redenzione finale e relativo sacrificio, c’è una buona dose di epica da blockbuster, che per una volta funziona senza risultare posticcia. Ci sono molte divertenti battute, e altrettante risate, e c’è la comunità di anime ribelli che sconfigge il cattivo capriccioso e dittatore. E poi c’è l’immancabile scena post titoli di coda che garantisce un seguito ancor più roboante. I popcorn non erano così gustosi da tempo: i fan di Whedon lo sospettavano già, tutti gli altri ora sanno chi ringraziare per queste due ore di gustosissimo intrattenimento.
The Avengers [id., USA 2012] REGIA Joss Whedon.
CAST Robert Downey Jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Tom Hiddleston, Samuel L. Jackson, Clark Gregg, Cobie Smulders.
SCENEGGIATURA Joss Whedon. FOTOGRAFIA Seamus McGarvey. MUSICHE Alan Silvestri.
Cinecomic, durata 143 minuti.
Pingback: Top Ten 2012: le singole classifiche - Mediacritica – Un progetto di critica cinematografica
Pingback: Much Ado About Nothing - Mediacritica – Un progetto di critica cinematografica