Mosaico d’Europa Film Fest, Ravenna 14-21 aprile 2012
Hitchcock presenta… la guerra fredda
Un oggetto filmico non identificabile, a metà tra saggio e documentario sperimentale, dove il doppio si scinde nella tecnica del double take, nel dialogo tra Hitchcock e il suo sosia, nelle tensioni tra Krusciov e Nixon.
Il genere fantascientifico è stato il contenitore in cui riversare la paranoia maccartista degli anni ’50 e ’60, con pellicole quali La cosa da un altro mondo e L’invasione degli ultracorpi a dare forma su tutte alla minaccia comunista proveniente da lontano. Ma la paura della guerra fredda serpeggia in tutta la filmografia Hollywoodiana del periodo, arrivando, secondo Johan Grimonprez, a toccare il cinema di Alfred Hitchcock, come già anticipato nella trilogia Looking for Alfred (2004), Ron Burrage (2005) e Hitchcock Double (2005). Il centrifugato di filmati di repertorio, mescolati in un vorticoso e incessante montaggio ejzenstejniano (con romantiche esplosioni termonucleari devote a Dott. Strangelove), è inserito in una puntata surreale mai andata in onda della serie Alfred Hitchcock Presents, che alterna involontari siparietti comici dei protagonisti della cortina di ferro alle fasi più delicate dell’avanzata sovietica, reggendosi su due capolavori del regista inglese. In particolare, Double Take si concentra sulle angosce Psycho(tiche) avvertite dagli Stati Uniti nel vedere leso l’onore e il prestigio della nazione in campo scientifico e su Gli uccelli spaziali Sputnik, spediti in orbita per studiare dall’alto il nemico ed anticiparlo nell’attacco. Se la farcitura del prodotto non fosse già abbastanza, si pesca nel consumismo virile di un meltin’ pot pubblicitario, da cui escono sorrisi casalinghi, conserve warholiane e caffè rinvigorenti, necessari per fare sostenere una dura giornata di lavoro al buon marito americano. Una storia degna di essere narrata dal maestro del brivido, che però non riuscirà a scriverne la fine morendo prima della caduta del muro di Berlino, e per questo il filo del racconto passerà nelle mani di un imitatore. Ma Sir Hitch, esperto tessitore di trame contorte, geloso dell’avversario, tenta di pianificarne l’uccisione immaginando una morte che sia poetica, perché “I crimini si filmano come fossero scene d’amore”. Il corpo di Kennedy riverso in macchina quella mattina del 1963 a Dallas sconvolge qualunque previsione, bloccando il film e l’America intera con un colpo di fucile. Macguffin che non ci saremmo mai voluti chiedere a cosa servisse.