Apri gli occhi
Fino a quanto si può amare il/la proprio/a partner? Quanto è fragile la mente umana quando si trova in difficoltà fisiche, emotive o comportamentali? Sono queste le domande alla base del terzo capitolo del ciclo di film tv, Mai per amore.
La fuga di Teresa è diretto da Margarethe Von Trotta, regista che nella sua filmografia ha affrontato tematiche legate alle varie violenze nei confronti della figura della donna spesso ostacolata o resa innocua da uomini ottusamente malvagi. Fedele alla sua linea e al suo desiderio di denuncia, in quello che per adesso risulta essere l’episodio più interessante e meno confuso del ciclo tv, la Von Trotta affronta il tema della violenza domestica perpetrata all’interno di una famiglia benestante. Ricordandoci sempre che siamo di fronte ad un prodotto televisivo, ritroviamo una regia che riesce in qualche modo ad elevarsi dal classico panorama della fiction nostrana, vuoi per la nazionalità della regista vuoi per una sceneggiatura intrigante e con qualche venatura thriller, e che ci regala un prodotto stilisticamente curioso. Affrontando e analizzando la tematica, il film si veste pian piano di mistero e non scade nel dramma familiare più scontato, l’evoluzione dei personaggi è graduale e, anche se per un pubblico da canale generalista, fa intravedere un sentimento autorale che per fortuna disconosce la piattezza di troppe regie televisive. La trama vede l’inchiesta sulla morte in un “incidente” di una donna depressa, che porterà alla luce, grazie anche all’aiuto delle figlie, una storia di violenze subite da parte di un padre/marito forse troppo innamorato e legato alla propria famiglia, che, accecato dal proprio amore folle, distruggerà il menage familiare. Attraverso la buona delineazione del personaggio del marito, interpretato da un ottimo Alessio Boni, la Von Trotta raggiunge l’obbiettivo di rendere la fragilità di un uomo nella suo gioco al massacro per mantenere la facciata di una vita perfetta, ma che nella sua insicurezza e inevitabile fine lo porterà al tracollo psicofisico. Sempre alla luce della sua collocazione in prima serata, La fuga di Teresa è un prodotto che non ignora momenti thriller e violenti, e con alcune scene visivamente “forti” apre uno spiraglio nella misurata e sterile serialità televisiva italiana, dove il “marcio” è edulcorato con trucchi di pulizia narrativa. La Von Trotta ha il coraggio e la forza che è propria dello sguardo cinematografico al femminile, e chiude il cerchio della vicenda con una scena finale toccante. Un film di denuncia, un film genuinamente e orgogliosamente femminile, che si rivolge soprattutto a chi non vuole guardare.
Mai per amore – La fuga di Teresa [Italia 2012] REGIA Margarethe Von Trotta.
CAST Alessio Boni, Stefania Rocca, Nina Torresi.
SCENEGGIATURA Andrea Purgatori. FOTOGRAFIA Enrico Lucidi.
Drammatico, durata 90 minuti.