Il carnet del Festival di Cannes pare davvero maestoso. Mancano ancora i dettagli di tutto il programma ma pare evidente che anche quest’anno il gotha autoriale andrà sulla Croisette.
Hanno ragione coloro che – come Gianni Canova – sostengono l’obsolescenza di questa cerimonia laica nei confronti di un consumo cinematografico che necessiterebbe di ben altre strategie, tuttavia la golosità del cinefilo non può che prelibare i frutti della megaselezione cannense. Non è, però, del festival in sé che vogliamo parlare, bensì della distribuzione italiana. Un tempo i film non potevano uscire subito dopo Cannes perché a fine maggio il mercato era già morto. Ma le cose non stanno più del tutto così: si soffre a primavera e poi, grazie a qualche blockbuster, ci si risolleva un po’ con il caldo. Visto che si parla parecchio di rilancio del cinema d’essai, comparto quant’altri mai in sofferenza, non varrebbe la pena che i distributori si attivassero per portare titoli freschi nelle settimane immediatamente successive? Se anche la grancassa degli eventi cinematografici non è quella d’un tempo, si potrà in ogni caso dare la sensazione di novità e di mercato dinamico, non certo quello che porta con due anni di ritardo Piccole bugie tra amici sui nostri schermi per sfruttare la presenza di Cluzet e Dujardin nel cast (e tacciamo delle commedie francesi miracolosamente comparse nei listini dopo il successo di Quasi amici): si tratta di strategie di corto respiro, che forse potranno soddisfare il pubblico meno attento, quello anziano, salvo poi lamentare il mancato ricambio generazionale del consumo di qualità. Pare che Cosmopolis di Cronenberg sia previsto per il 25 maggio; poi c’è l’anticipata italiana di Woody Allen, grazie al fatto che il suo film è stato girato a Roma (il 20 aprile sui nostri schermi). Buone notizie, che andrebbero arricchite con titoli delle case minori, magari lanciando a giugno una festa del cinema d’essai di sette-dieci giorni, parte di una politica più lunga e lungimirante di difesa del settore. Ingenuità? Utopie? Forse, ma sempre meglio della lenta agonia.