Bentornate favole!
Julia Roberts e Lily Collins si aggirano leggiadre tra paesaggi ghiacciati e castelli (è il caso di dirlo) da favola, nonostante siano avvolte in chili e chili di stoffa colorata e ricamata.
Il film Biancaneve del regista Tarsem Singh è come gli abiti sfoggiati dalle due protagoniste, rispettivamente la regina malvagia e Biancaneve, e dalla loro corte: sontuoso, esagerato, buffo e romantico. In questa versione della celebre favola, Biancaneve si barcamena tra una matrigna interessata non tanto alla bellezza, quanto al lusso sfrenato, un principe inizialmente non troppo intelligente e un pressante senso di inadeguatezza verso il suo ruolo di futura regnante. Per fortuna, a soccorrerla arriva una banda di sette nani briganti, che non solo la salveranno, ma le insegneranno che non ha alcun bisogno di essere salvata. Tracce di modernità, equilibrate tuttavia dal fluire di un racconto riportato alle origini, quando le favole non erano ancora state edulcorate dai pur magnifici film Disney. Basta che andiate a rileggervi il finale di Biancaneve scritta dai fratelli Grimm e vi farete un’idea.
Lily Collins è credibile nel ruolo della bambina che deve diventare donna, tuttavia la palma del vincitore spetta, ovviamente, alla Roberts, regina glaciale, ironica e spietata, e, sorpresa, all’inusuale gruppo di nani che alleggeriscono l’atmosfera con insolite pillole di saggezza e gag mai troppo sopra le righe. Se al primo impatto il film sembra aver attinto dalle atmosfere polari de Le Cronache di Narnia e qualcosa dei costumi visti in Alice in Wonderland di Burton, basta proseguire nella visione per trovarsi davanti ad una trasposizione nostalgicamente nuova del mondo fiabesco, che strizza l’occhio all’idea della principessa tutta maniche a sbuffo e matrigna malvagia, ma che poi le mette in mano una spada e la butta nelle difficoltà della vita vera (perdita del padre, regno in rovina, amore conteso). Pollice in su anche per la resa dei dialoghi fra specchio e regina cattiva, che si svolgono in un’altra dimensione e sottolineano l’ennesimo insegnamento trasmesso dalle favole: la magia, e gli inganni più in generale, sono scorciatoie che raramente conducono ad un lieto fine!
Sarebbe bello ricordarsene anche nella realtà.