Future Film Festival – Bologna 27 marzo 1 aprile 2012
ANTEPRIMA
Il ritorno del Pirata Lord
Il mare raccoglie intorno a sé miti e leggende. Se poi guardiamo alla voce “Pirati”, l’elenco di storie è sterminato come l’oceano in cui navigano i vascelli dei bucanieri.
È dentro questa tradizione che s’inscrive l’ultimo lavoro di Peter Lord, ospite del Future Filmfestival dove, in anteprima nazionale, ha presentato Pirati! Briganti da strapazzo.
Il rimando è immediato: si pensa subito ai Pirati dei Caraibi. Ma tra Verbinski e Lord corre un abisso a partire dalla produzione. Come Galline in fuga e Wallace & Gromit anche stavolta il cofondatore della Aardman usa la vecchia tecnica del claymotion mescolandola all’uso del 3D. Una scelta non solo azzeccata per la profondità che il tridimensionale conferisce al pupazzo di plastilina, ma che è anche capace di coniugare il vecchio e il nuovo senza far sì che quest’ultimo segni la condanna della tradizionale tecnica in stop motion. E a segnare la definitiva distanza dalla saga di produzione disneyana concorre anche la fonte: un libro scritto dall’autore britannico Gideon Defoe, per l’occasione anche sceneggiatore del film, costato ben cinque anni di lavoro, alla fine del quale Lord ha animato il suo pirata regalandogli un cuore d’oro e una barba tanto lunga quanto curata. Dell’estetica piratesca Capitano Pirata ha tutto, tranne il bottino e la cattiveria sufficiente che lo porterebbero a vincere il premio “Pirata dell’anno”. Esposto al ludibrio dei colleghi che ostentano trofei scenografici, il Capitano trova la chiave per il successo nella nave di Charles Darwin che lo conduce nella Londra della Regina Vittoria, una sorta di Regina di Cuori nella sua caricaturiale avversione per i pirati. La voce di Hugh Grant (in italiano doppiata da Christian De Sica) incarna bene l’infantile ingenuità del protagonista, riuscendo quindi ad accattivarsi le simpatie dei più piccoli ma, nello stesso tempo, il film gioca ironicamente sia sui cliché vittoriani, sia su quelli dei nostri tempi: esemplari lo somiglianza tra Darwin e la scimmia o la parodia della premiazione al Pirata dell’anno, in perfetto stile serata da Oscar. Tuttavia, la vera novità del film – più che animare un pirata inetto originariamente vincitore del migliore aneddoto su un calamaro e costretto a muoversi in un immaginario un po’ circoscritto e abusato – risiede nell’accuratezza del dettaglio. Un mare e un cielo studiati nelle loro molteplici sfumature, cartine geografiche d’epoca, sabbie tropicali e una Londra accurata persino nelle guglie dei cancelli reali. Infine, un vascello di cinque metri per cinque. Dietro questo lavoro, che ritrova nel manufatto la vera opera d’arte, c’è Norman Garwood, già collaboratore di Terry Gilliam in Brazil e di Spielberg in Hook – Capitan Uncino. Niente, nel film di Lord, è lasciato al caso.