Vittime dello sguardo
Viene quasi naturale parlare di Vittime di guerra accostandolo a Redacted. Del resto ci troviamo di fronte a due pellicole accomunate non solo dallo stesso regista, Brian De Palma, ma anche dalla messa in scena dello stesso avvenimento, pur con evidenti differenze stilistiche e spazio-temporali (il primo è ambientato in Vietnam, il secondo durante l’attuale conflitto iracheno).
Entrambi i film raccontano della violenza messa in atto (lo stupro e l’omicidio) da un manipolo di soldati americani nei confronti della popolazione nativa. In tutti e due, ovviamente, è presente il personaggio che che ripudia l’azione dei propri commilitoni divenendo motore drammaturgico e portatore dell’etica anti-bellica. Ma ciò che risalta maggiormente è la dialettica che nasce dai due film messi a confronto: lo sguardo dello stupro non appartiene a nessuno, come le immagini rubate dalla realtà delle molteplici fonti di ripresa mostrate in Redacted o come la ripresa ad altezza terrena di Vittime di guerra; come se la macchina da presa fosse stata abbandonata e per caso avesse ripreso l’orrore che si stava compiendo. Ma allo stesso tempo questo sguardo è quello dei protagonisti, loro malgrado spettatori di uno spettacolo al quale non vogliono partecipare (se le telecamere poste sui caschi dei marine divengono delle vere e proprie soggettive, la ripresa “distratta” di Vittime di guerra potrebbe anche esser ricollegabile al punto di vista del protagonista PFC Eriksson, nonostante non ci sia nessun raccordo a confermarlo). Uno sguardo mobile è ciò che viene usato per condannare non i singoli personaggi delle vicende ma per far provare l’orrore delle azioni mostrate al pubblico, costretto a divenire – volente o nolente – un voyeur. Ma se in Vittime di guerra ciò assume un aspetto compiacente (le lunghe soggettive sembrano avere più un gusto citazionistico che utile alla percezione spettatoriale) in Redacted questo piacere viene totalmente allontanato dalla frammentarietà dell’azione, data dal continuo passaggio di differenti supporti di registrazione, che lascia la mostruosità dell’atto totalmente nuda ai nostri occhi. Nonostante queste differenze, il finale delle due opere assume valenze simili: Redacted è una rappresentazione del web come memoria collettiva perpetua, perenne proprio come i ricordi che assalgono il soldato Eriksson – un efficace Michael J. Fox, a 4 anni di distanza dall’inaspettato successo di Ritorno al futuro (1985) – all’inizio di Vittime di guerra. In entrambi i film De Palma mostra la necessità di superare l’indifferenza nei confronti dei fatti raccontati da parte di chi ormai sembra esser assuefatto alla guerra totale, e allo stesso tempo intende dare “realisticamente” forma alla memoria di chi, quelle cose, le ha vissute per davvero.
Vittime di guerra [Casualties of War, USA 1989] REGIA Brian De Palma.
CAST Michael J. Fox, Sean Penn, John C. Reilly, John Leguizamo, Ving Rhames.
SCENEGGIATURA David Rabe. FOTOGRAFIA Stephen Burum. MUSICHE Ennio Morricone.
Drammatico/Guerra, durata 113 minuti.