È una questione di qualità
Cosa fareste se qualcuno facesse “accidentalmente” scivolare nella vostra cassetta delle lettere una busta contenente un film porno che vede vostro figlio diciannovenne come protagonista?
E cosa fareste se scopriste che questo vostro figlio, che voi avete sempre ritenuto privo di doti o talenti particolari, una dote in realtà ce l’ha? E non parlo di uno spiccato talento recitativo.
È quello che è successo a Lucia (Luciana Littizzetto) e Fausto (Rocco Papaleo), i genitori di Marco (Pietro Castellitto), in È nata una star?, il nuovo film di Lucio Pellegrini (La vita facile, Figli delle stelle), tratto dall’ultimo romanzo di Nick Hornby.
Per ripicca una vicina di casa imbuca il DVD incriminato a casa di Lucia, scrivendole una lettera dove la esorta a vedere il film. Incuriosita Lucia guarda il film e rimane di stucco nello scoprire che il protagonista del porno è suo figlio Marco, ma ancora di più rimane sconvolta dalle dimensioni esagerate del suo pene. Subito informa il marito Fausto dell’accaduto che rimane a sua volta scioccato, anche se decide di non guardare il film. Da qui cominciano una serie di equivoci che porteranno Lucia e Fausto in giro per la città alla ricerca di informazioni utili a rintracciare tutti gli autori di questa “bravata”.
Le premesse per una commedia graffiante e ironica ci sono, l’argomento è ancora inesplorato, non tanto il rapporto genitore-figlio nei confronti del sesso, ma nei confronti della pornografia, tematica tutto sommato ancora tabù nella cinematografia nazionale, senza tralasciare il discorso generazionale che vede genitori e figli a confronto con la propria intimità e il proprio corpo. Tuttavia È nata una star? non riesce ad andare a fondo delle questioni, a causa soprattutto di una scrittura disorganizzata che evidentemente tenta di ricalcare i ritmi del romanzo di Hornby, che però mal si adattano al grande schermo. Ne risulta quindi un film poco omogeneo in quanto a narrazione, con un affollamento di personaggi appena accennati e scarsamente modellati, e poco incisivo a livello contenutistico, in quanto ogni accenno di ironica malizia viene smorzato e reso inoffensivo. D’altra parte c’è da dire che Lucio Pellegrini ha avuto il merito di non essere caduto nella trappola della volgarità in cui era facile precipitare, dato l’argomento, restituendo allo spettatore una buffa pellicola sul pene, tutto sommato innocua.