Indie Pendenti
Tutto ebbe inizio con I Tenenbaum: un nucleo familiare sgangherato, un’ambientazione grottesca, un registro (psico)comico fradicio di nostalgia, un linguaggio graficamente imparentato con la meccanica dei cartoon.
Sembra la cornice di mille altre commedie contemporanee, e infatti lo è: perché Wes Anderson senza farci troppo caso nell’ormai lontano 2001 stabilì in modo definitivo e irreversibile le caratteristiche del nuovo cinema indipendente. Una rivoluzione che spostò l’attenzione dalla modalità in cui una produzione veniva realizzata al suo contenuto, ovvero dal come al cosa. Tanto per capirci: Paradiso amaro di Payne è un film indipendente, nonostante il calibro degli attori e il budget non esattamente risicato. Può forgiarsi di quel titolo in virtù dell’argomento di cui parla: la famiglia disfunzionale, genialoide e nevrotica, alle prese con problemi “troppo umani” calati in un contesto insolito e bizzarro (le Hawaii). Submarine – esordio alla regia di Richard Ayoade – racchiude in sé tutto l’universo indie che ormai mandiamo a memoria: è Rushmore, racconto anomalo della vita del 15enne Oliver Tate e della sua volontà di conquistare la coetanea Jordana; è Il calamaro e la balena, focus sulla crisi coniugale di una coppia intellettuale frust(r)ata dalle occasioni perdute; è Ghost World, microcosmo che si muove intorno ai personaggi principali in maniera stramba e insensata. Ma se fosse tutto così facile allora la ricetta riuscirebbe sempre, e anche operine come Un giorno questo dolore ti sarà utile dell'(ahinoi) italiano Faenza avrebbero una loro dignità, invece di essere delle sterili e ridicole imitazioni. Con tocco teneramente arguto Submarine cerca una propria impronta, pur all’interno di un sistema già collaudato. E la trova, facendo esordire il protagonista Oliver con una frase che suona come una dichiarazione di intenti: “molte persone si ritengono particolari e singolari, come se non ci fosse nessuno sulla Terra come loro”. Submarine non è né “particolare” né “singolare”, ma sta in piedi da solo. Sta in piedi grazie ad un cast più che funzionale (la faccia da schiaffi di Craig Roberts, l’occhio liquido e sconfitto di Noah Taylor), grazie ad una colonna sonora – interpretata da Alex Turner, frontman degli Arctic Monkeys – che puntella sommessamente lo svolgimento della storia e grazie alle sue trovate stilistiche, su tutte la buffa auto-analisi mentale di Oliver Tate. Il sito rottentomatoes.com e il critico Roger Ebert sono letteralmente impazziti per Submarine. E probabilmente, se non scorgessimo in filigrana il suo carattere essenzialmente emulativo, lo faremmo anche noi.
Submarine [Id., Gran Bretagna/USA 2010] REGIA Richard Ayoade.
CAST Craig Roberts, Yasmin Paige, Noah Taylor, Sally Hawkins, Paddy Considine.
SCENEGGIATURA Richard Ayoade. FOTOGRAFIA Erik Wilson. MUSICHE Andrew Hewitt, Alex Turner.
Commedia/Drammatico, durata 97 minuti.