Mentre si discute e ci si azzanna su come il cinema stia entrando nei new media – contaminazione creativa o tramonto? – e mentre le sale ricominciano a dare il segno meno dopo che un paio d’anni fa si sperava nel rilancio, ecco una iniziativa davvero curiosa. Il cinema a casa propria, ma non seduti sul divano a guardare Sky.
“Doc at Home”, la rassegna cinematografica che porta i documentari nelle case private, nata a Firenze lo scorso autunno, approda ora a Modena, e presto probabilmente in altre città, grazie all’associazione Voice off. Come funziona? Gli organizzatori e ideatori dell’iniziativa fiorentina, Ilaria Costanzo, Lorenzo Dell’Agnello e Virginia Sodi, sono giovani collaboratori del Festival dei Popoli – festival internazionale del film documentario che si svolge a Firenze da 52 anni, che dopo la partecipazione all’organizzazione delle ultime edizioni, hanno deciso di proseguire l’attività esportandola fuori dalle mura del cinema, “invadendo” le abitazioni dei privati, per allargare ulteriormente la cerchia degli spettatori del festival e degli amanti del documentario.
La rassegna modenese prevede, per ora, tre proiezioni, tutte in case private. Per partecipare alle proiezioni, a numero chiuso, è sufficiente richiedere l’iscrizione alla serata via email o tramite il relativo evento creato dal gruppo Doc at Home Modena su Facebook. Con la stessa modalità, è anche possibile proporre la propria casa per ospitare una proiezione.
In buona sostanza, se lo spettatore (Maometto) non va al cinema (montagna), è il cinema che va dallo spettatore. Certo è che forme apparentemente archeologiche della visione pubblica stanno tornando in auge proprio nei momenti di crisi. Le sale mostrano i match di calcio e i concerti come quando si andava al cinema per vedere il quiz di Mike Bongiorno; il cinema nelle piazze cittadine e persino il cinema di prossimità (quello dei paesini dove la gente si porta la seggiola da casa) sta crescendo di nuovo; ora persino il cinema a casa propria, federandosi con amici e privilegiando documentari che altrimenti è difficile vedere… Insomma il cinema si espande fuori dalla sala, ma rimane un dato essenziale: la socialità diffusa che continua a legare il passato al presente, ovvero resiste l’idea che una funzione sociale, psicologica, culturale, soprattutto comunitaria del vedere film sorpassi di gran lunga la questione tecnica o legata ai supporti. Ovviamente questo non risolve i problemi dell’industria cinematografica, ma fa capire che le pratiche del vedere film possono sempre essere reinventate.