Questi fantasmi: otto personaggi in cerca di un fine dicitore
Finzione e Realtà. Ricerca di una Memoria e costruzione del proprio Presente. Personaggi in cerca d’autore e autore in cerca di se stesso.
Questa è la storia di Pietro Ponte/Elio Germano che lascia Catania e si trasferisce a Roma, prende in affitto una casa d’epoca in via Monteverde Vecchio e tenta di intraprendere la carriera cinematografica; ad animare la sua esistenza fantasmi di attori di una compagnia teatrale anni ’30, chiamata Apollonio (Beppe Fiorello, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Claudia Potenza, Cem Yilmaz, Andrea Bosca, Ambrogio Maestri e il piccolo Matteo Salvino), scomparsa negli anni ’40. Magnifica Presenza è il nuovo film di Ferzan Özpetek, scritto assieme a Federica Pontremoli. Pietro è un omosessuale timido, solo, perdutamente innamorato di una fugace avventura; di notte, per arrotondare, impasta cornetti – il cibo per la cinematografia del regista è un topos: la Mezzogiorno in La finestra di fronte vende torte, in Mine vaganti la famiglia di Scamarcio ha una piccolo laboratorio di pasta, in Saturno contro, come in Le fate ignorante, intorno al tavolo ci si incontra, ci si ama, si condivide. Quando torna a casa si fa sorprendere da questi fantasmi – ectoplasmi veri o fantasia di una mente ingenua? -, di un’epoca tanto lontana quanto affascinante – che avevano già abitato altre pellicole del regista, come per esempio Mine vaganti -, fatta di onde tra i capelli, rossetti rosso fuoco e occhi bistrati, quelle ombre compaiono e scompaiono sulla scena, incontrano la solitudine del protagonista, accompagnandolo nei suoi giochi, nella raccolta di figurine, nei progetti per il futuro. I personaggi, tanto evanescenti quanto ingombranti, chiedono attenzione e aiuto, occhi e orecchie per essere visti e ascoltati, ricercano un autore che li possa narrare e un po’ di libertà da quelle quattro mura, e Pietro, alla ricerca della stessa libertà, è pronto all’ascolto, anima pura, scevra da tutte quelle sovrastrutture che, imbrigliando l’uomo nella loro rete, gli impediscono il contatto con l’altro. Inizia così un incontro e un’indagine, uno sguardo agito e subito, un’apertura al passato per spiegare il presente; in realtà Magnifica Presenza è Pietro, meraviglioso Germano, che è tramite, oggetto e soggetto di un intenso guardare, e lui e i fantasmi si specchiano uno negli occhi dell’altro, stupore e curiosità si insinuano in loro e si fondono in un’idea di famiglia poetica e balzana, condividendo ansie d’amore, ossessioni di un passato oscuro e scoperte di epoche sconosciute. Se per certi aspetti Magnifica Presenza è una novità nel cinema del regista, forse, proprio per gli stessi, non convince totalmente; è come se il film fosse crocevia di varie strade – commedia, dramma e noir si intrecciano e non sempre con buoni risultati – e come se lo spettatore, pellegrino, perso e disorientato, fosse incapace di trovare la strada maestra.