La magnifica verità della finzione
Va da sé, Ferzan Özpetek resta comunque Ferzan Özpetek. E così, anche Magnifica Presenza inscena, in una Roma dal gusto camp, tavolate imbandite di dolci intorno a cui avvengono incontri imprevisti, nei grandi interni disabitati di Monteverde.
Cose già viste fin da Le Fate Ignoranti, si dirà, ed è vero che gli ingredienti del film “alla Ozpetek” non mancano: dalla musica, ancora una volta firmata da Pasquale Catalano, al “tocco turco”, stavolta affidato a Cem Yilmaz invece di Serra, celebre attrice feticcio. Ma se travestitismo e visibilità sessuale sono stati il fulcro dei suoi precedenti lavori, stavolta contornano una riflessione di ampio respiro sul rapporto tra realtà e finzione, finzione e verità: “cosa c’è di più reale di una reale finzione?”
Il travestismo è l’abito che indossa il teatro quando mette in scena il mondo e il mondo è abitato da maschere: realtà e finzione, persona e personaggio. I piani si fondono e la verità sfugge allo sguardo. Esisteranno davvero le presenze che Pietro (Elio Germano) vede in casa? Ma se la verità sfugge e si nasconde, o meglio si traveste da menzogna, resta comunque una materia per pochi eletti: “Può cambiare nome, noi la troveremo” dice la Badessa, alias Maurizio Coruzzi, nel suo cammeo.
Nel suo mélange di teatro in costume e postmoderno, Özpetek gioca con un’attesa da thriller che si risolve in comicità e che porta il rinfrancato Pietro a prendere per mano i propri fantasmi e a portarli in strada davanti agli occhi bendati di chi, incredulo, cancella una verità soggettiva. Recitare la propria parte è sempre il ruolo più difficile: “Se credo ancora a me stessa come faccio a non credere ai fantasmi?” suggerisce uno sguardo avveduto, capace di scorgere oltre.
Ma l’arte, quella espressamente finzionale e quella che si dichiara espressione di verità, non è mai a se stante. L’arte per l’arte controbatte Anna Proclemer, mentre regala al pubblico un’interpretazione da grande Teatro, quella che trascende tutto e afferma solo e unicamente se stessa. No, è la risposta implicita di Ozpetek. Dietro ogni finzione c’è sempre un’Idea, una verità soggettiva. Torna, dal vecchio passato, un altro tema caro al regista: l’antifascismo. E così, le Magnifiche Presenze calcano nuovamente le scene, quelle del Teatro Valle, simbolo della resistenza culturale dell’Italia di oggi. Una dichiarazione poetica: l’arte – punto d’incontro tra realtà e finzione – non può omettere, né tacere, voltandosi dall’altra parte. Deve dire.
Pingback: Top Ten 2012: le singole classifiche - Mediacritica – Un progetto di critica cinematografica