Sala Doc, Bologna, 15 Marzo 2012
A caro prezzo
Immaginiamoci il classico palazzone popolare della periferia milanese: pallido, austero, una sorta di ibrido fra un carcere e un ospedale. E a questa, già di per sé deprimente, immagine aggiungiamoci l’idea che l’intero complesso è ricoperto di pannelli di amianto.
Ora scopriamo che l’immagine non è finta, ma è la fotografia di Rogoredo (nei pressi della tangenziale Est di Milano) dove, da un quarto di secolo, gli inquilini de Le White (questo è il nomignolo affibbiato alla casa) lottano contro una condizione che conta, ad oggi, 49 morti e 18 ammalati, tutti di patologie legate all’esposizione ad amianto. Simona Risi ha seguito, in questo appassionato documentario, le peripezie degli abitanti di Le White da Giugno 2008 a Luglio 2009, momento in cui il Comune di Milano è, finalmente, riuscito a trovar loro una sistemazione alternativa.
Gli elementi di interesse sono tanti, dalla scelta etica di non mostrare le immagini dei deceduti e dei malati, allo stile, asciutto e senza fronzoli, che riduce al minimo ogni infiltrazione dell’apparato audiovisivo per soffermarsi sulla reale precarietà dei protagonisti. Un popolo eterogeneo, dunque, agguerrito, e in grado di recuperare un possente spirito combattivo proprio grazie ad una comune lotta e ad una comune condizione: condizione di cittadini cui, nella totale indifferenza delle istituzioni, non vengono riconosciuti i più elementari diritti.
È proprio l’eterogeneità dei protagonisti a risultare particolarmente stimolante all’interno dell’economia del prodotto: troviamo due anziane signore, una “orfana” di un figlio, l’altra che ritrova il suo colpito dal cancro; poi due reduci dell’esperienza anarco-punk della Milano anni ’80 (ricordiamoci il movimento legato al Virus di via Correggio); e ancora il migrante, l’adolescente, il rapper che dedica un pezzo proprio alla situazione che si ritrova a sopportare ( Oscar White, “Milano Sud-Est”), persino la classica “sciura” che, anche di fronte all’evidenza, si rifiuta di credere che l’amianto sia la causa di tutti questi decessi.
Un popolo temprato, quindi, che trova nel dolore la forza per andare avanti e di combattere. Ma non è tutto, poiché al dolore si accompagna un inedito sentimento di fratellanza: la condivisione di un ideale porta gli inquilini a sviluppare una forte solidarietà reciproca, un affetto tale da terminare la lotta commuovendosi, anche se, ci ricorda la madre di un ragazzo colpito da diversi tumori, questa lotta non è ancora terminata e, si lascia intendere, il dolore per la perdita di figli, amici e cari non cesserà mai.
È un’esperienza che ci insegna parecchio sulle forme della lotta. E’ l’unità, malgrado le differenze, a determinare il trionfo delle nostre, per quanto piccole, battaglie. È la solidarietà la chiave per raggiungere l’obiettivo della lotta.