I Looney Tunes sbarcano in Italia
Al museo del cinema di Torino, nell’imponente sede della Mole Antonelliana, dal 23 febbraio, e fino al 27 maggio, è possibile visitare la mostra “Bugs, Duffy, Silvestro and co. I cartoni animati della Warner Bros”. La mostra, curata da un appassionato studioso e collezionista statunitense, Steve Schneider, arriva in Italia, e in Europa, dopo avere girato importanti musei e gallerie d’arte statunitensi, come il M.O.M.A. Oltre ai documenti e ai reperti, sono visibili anche una quarantina di manifesti e di locandine conservate negli archivi del museo.
Il percorso, dopo avere dato le coordinate cronologiche di base e le nozioni generali sulla nascita della divisione cartoni animati della Warner e dei vari personaggi, scorre tra bozzetti, schizzi e disegni originali, divisi nelle varie fasi di progettazione e lavorazione richieste dalla realizzazione di un cortometraggio animato. Nella parte iniziale sono raccolte anche dichiarazioni di addetti ai lavori e di critici, testimoni di un interesse tardivo, ma in molti casi entusiasta (un critico, per esempio, così disse: “ci accorgemmo che i più belli erano capolavori, e i più brutti non erano affatto da buttare via”), conscio della stratificazione, dell’umorismo pungente e di un target molto spesso più “adulto” rispetto ad altre case di produzione.
Si possono osservare, per esempio, i disegni preparatori, dove ogni personaggio era disegnato e studiato in ogni angolazione e in ogni tipo di figura, comprese tutte le espressioni del volto, e gli storyboard dei primissimi cortometraggi, o lo studio di preparazione del celebre “t-t-that’s all folks!” detto a fine puntata da Porky Pig. Ci viene poi illustrato come si ottiene l’animazione facendo seguire disegni tra loro diversi per piccoli particolari, e in che modo questi venissero poi dipinti e colorati. Successivamente troviamo settori dedicati ad ognuno dei “Looney Tunes” più conosciuti, e uno dedicato ai comprimari, o alle comparsate di celebrità caricaturizzate (vediamo la versione cartoon di Clark Gable e Peter Lorre, per esempio).
L’esposizione, ricca per importanza e interesse dei documenti, acquista molto anche sul lato scenografico e di immediato impatto visivo grazie alla locazione, su cui l’allestimento ha puntato in maniera non secondaria. Le mostre temporanee del museo del cinema di Torino si tengono infatti lungo lo scalone interno della Mole, che, oltre a portare ai vari piani dell’esposizione, si affaccia sul salone (sinteticamente, la Mole Antonelliana è formata da un enorme salone di forma conica attorno al quale sono stati organizzati corridoi e sale). In questo salone c’è un continuo gioco di suoni, di scenografie e di luci, che tramite il coinvolgimento dei sensi e delle sensazioni, intende riprodurre quella che è il più immediato e “carnale” impatto della magia del cinema. Affacciandosi e interagendo con questi continui giochi, la mostra aggiunge all’interesse più tecnico e storiografico un interesse puramente emozionale e visivo. Così è facile trovare seriosi visitatori osservare e analizzare ogni singolo documento esposto, e pochi attimi dopo farsi fotografare come bambini in pose divertenti di fianco ai cartonati degli eroi animati.