Presa d’atto
Il trentacinquenne Jason Reitman è considerato da non pochi come uno dei più promettenti registi del cinema americano (nonostante lui sia di origine canadese), una delle punte di diamante della sua generazione.
Il suo quarto film, Young Adult, in buona parte, soprattutto nella prima metà e nel finale, mantiene le aspettative. Il film segna anche il ritorno della collaborazione con la sceneggiatrice Diablo Cody, dalla cui penna era nato Juno. Da Juno Young Adult riprende l’attenzione ironica e amara alla condizione di figure femminili particolari e stratificate, al confine tra stereotipo e messa in discussione, frequente nelle opere sceneggiate dalla Cody, ma il film ha forse più punti in comune con l’ultimo lavoro del regista, Tra le nuvole. Non solo perché entrambi i film camminano lungo il confine tra la poetica indie e un’impostazione più mainstream, con una figura divistica che funge da catalizzatore al centro della scena; soprattutto perché si assomigliano le vicende del tagliatore di teste interpretato da Clooney in Tra le nuvole e quella di Mavis Gray (un’efficace Charlize Theron) ghost writer di libri per giovani teen-ager, e mai uscita dal liceo per testa, valori e mentalità, la quale ricevuta la notizia della nascita della figlia del suo fidanzato adolescenziale decide di tornare al bistrattato borgo natale per riconquistare l’amato. Entrambi si ritrovano a fare i conti con le proprie esistenze dopo avere toccato la realtà di vite diverse dalla loro, con le convinzioni fino a poco prima fortemente sostenute che iniziano a vacillare e il sospetto di avere fatto male i conti che sempre più si insinua, fino a rendersi conto di avere sbagliato tutto, quando è ormai tardi per rimediare. Se in Tra le nuvole notiamo questo grazie all’ennesimo aereo che prende il volo, qui la sconfitta risuona nelle parole della protagonista dei libri di Mavis, personaggio alter ego della scrittrice, e testimone della sua presa di coscienza. Entrambi i film finiscono sospesi tra presa d’atto e rassegnazione per una condizione che probabilmente non si può, o non si trova il coraggio, di cambiare, e che lascia un sapore amaro e quasi fatalista di irrisolutezza nella vita dei personaggi.