Alla ricerca del tempo che fu
“Quando un bambino capisce che gli adulti sono imperfetti, diventa adolescente. Quando li perdona, diventa adulto. Quando perdona se stesso, diventa saggio” (Alden Nowlan). E se il bambino non è in grado di perdonare né gli altri né se stesso? In quel caso, diventa come Mavis Gary.
Della stessa famiglia cinematografica che accomuna in un unico nucleo di appartenenza personaggi come Juno MacGuff e Ryan Bingham, Mavis Gary incarna, allo stesso tempo, la degenerazione di adolescenti incasinate (Juno) e l’involuzione di uomini interrotti sulla via del cambiamento (Tra le nuvole). Donna irrisolta per incontrollabili casualità della vita Mavis si trascina in un’esistenza che ha perso di sapore e consistenza. Il fulgore delle aspirazioni giovanili si è tramutato nell’anonimia esasperante del mestiere di ghost writer, e la capacità seduttiva della bellezza ha ceduto il passo a un fisico spossato e asfittico, ingrigito dall’accumulo di scorie alcoliche e alimentari. Una vita per compartimenti stagni: dal sesso come vuota pratica notturna alla scrittura incompiuta dell’ultimo romanzo, emerge la solitudine opprimente della deriva esistenziale, che la regia acuta di Jason Reitman rappresenta con silenzi prolungati e gesti confusi, difettosi; mentre dello sguardo apatico, quasi “anestetizzato” di una perfetta Charlize Theron fa il manifesto pubblico di una lancinante disfatta personale. Ci aveva già pensato il genio provocatorio di Lynch a metterci davanti alla nudità fragile e peccaminosa della reginetta di turno, corrosiva metafora della doppiezza delle comunità provinciali. La coppia Reitman/Cody della “sindrome Laura Palmer” riprende l’attaccamento morboso all’età del massimo splendore e getta la frustrata protagonista in un gioco al massacro fatto di rincorse e trasformismi. Il gioco la sovrasterà perché il mito (della bellezza per sempre, del successo facile) deve continuare a vivere. Veramente Mavis desidera riesumare un amore del passato figlio dell’ambiente sociale che più di tutto odia? Risposta: no. A lei servono degli specchi, meglio se umani, nei quali ritrovare l’immagine luminosa della Mavis che fu, per spostare la vita “più in là” e adottare l’unico spazio di manovra possibile: quello (falsamente) rassicurante del ricordo. Et voilà, la circolarità è servita: impermeabile alle occasioni di svolta che il ritorno al paese natìo le offre, dissestata dalla percezione cieca di un’innata superiorità, Mavis riprende il posto che le compete nell’immaginario semplicistico dei suoi ex-compaesani, “vivendo” di e nei pensieri altrui. E per un mito che resta, un altro muore: quello che il regista e la sceneggiatrice si divertono a vivisezionare e condire di piccante sarcasmo, per poi restituircelo nelle sue componenti essenziali a mo’ di raggelante epitaffio: “Qui-Giace-Il-Sogno-Americano”.
Young Adult [Id., USA 2011] REGIA Jason Reitman.
CAST Charlize Theron, Patton Oswalt, Patrick Wilson, Elizabeth Reaser.
SCENEGGIATURA Diablo Cody. FOTOGRAFIA Eric Steelberg. MUSICHE Rolfe Kent.
Commedia/Drammatico, durata 94 minuti.